Non bastava la multa per aver prodotto latte oltre la propria quota. Ora bisognerà pagare anche gli interessi. Quelli per il rinvio del pagamento delle rate in scadenza il 31 dicembre 2010 e rimandate prima al giugno del 2011 e poi al dicembre dello stesso anno. E' questo il probabile esito della decisione di Bruxelles di mettere in infrazione l'Italia per i ritardati pagamenti. Il primo passo è avvenuto nel gennaio di quest'anno con la comunicazione ufficiale all'Italia dell'avvio delle procedure di infrazione, come ricordato a suo tempo da Agronotizie. L'esiguità delle cifre in ballo (pochi gli allevatori che avevano “approfittato” del rinvio deciso dal Governo) e le motivazioni con le quali l'Italia ha giustificato il rinvio delle rate, lasciavano qualche speranza che la procedura di infrazione potesse rientrare. Così non è stato e Agea, fa sapere Confagricoltura Lombardia, ha inviato ai produttori una nota nella quale si anticipa il probabile, ulteriore “salasso” per gli interessi. Che dovrebbero essere addossati allo Stato, visto che il rinvio non lo hanno certo deciso gli allevatori. Ma questi interessi non possono uscire dalle casse italiane, perché si configurerebbe un aiuto indebito ai produttori. La “perversione” delle norme comunitarie non si ferma qui. Chi ha aderito alla rateizzazione lo ha fatto evidentemente con il proposito di regolarizzare, a suon di euro, la propria posizione. E ora questi produttori si trovano a fare i conti con gli interessi per i ritardi dei pagamenti. La loro unica colpa, lo ha evidenziato il presidente di Confeuro, Rocco Tiso, è di aver rispettato le leggi dello Stato.

 

Allevatori “innocenti”

Chi le rate non le ha sottoscritte e le multe non le ha pagate avrà (forse) altri problemi, ma non dovrà mettere mano due volte al portafoglio, prima per le rate e poi per gli interessi. Non è questo il caso di un nutrito gruppo di allevatori accusati di aver aggirato il problema delle quote attraverso le loro cooperative. Il Tribunale di Mantova, riferisce “La Padania”, ha emesso in questi giorni una sentenza di piena assoluzione nei confronti dei presidenti di dieci cooperative “vicine” ai cosiddetti Cobas del latte, ai quali erano state mosse pesanti accuse per il mancato rispetto delle norme comunitarie e aver arrecato danni economici ad Agea e Regione Lombardia. Diversamente da quanto accaduto in altri casi (ricordiamo le sentenze di colpevolezza emesse dai giudici milanesi nel settembre 2011 e prima ancora dai giudici torinesi per vicende apparentemente analoghe), questa volta le quote sono state rispettate e le multe, quando dovute, sono state pagate. Questa almeno è la conclusione che si può trarre dalla decisione dei magistrati mantovani.

Basta multe

Se per il passato ci trascineremo ancora per lungo tempo questo annoso problema delle quote e delle multe, per il futuro le cose stanno andando decisamente meglio. Da Agea è arrivata la conferma che la campagna lattiero caseria 2011/2012 si è chiusa senza il temuto sforamento della quota nazionale. La produzione, infatti, si è fermata a 10,841 milioni di tonnellate, appena 41mila tonnellate al di sotto dei 10,883 milioni che è il nostro limite, ma quanto basta per evitare nuove multe. Gli allevatori si vedranno quindi restituire le somme eventualmente trattenute dagli acquirenti a titolo di anticipo sui prelievi. E' questa la terza campagna produttiva che si chiude senza eccedenze produttive e la primavera del 2015, con lo stop definitvo al regime delle quote, si avvicina a grandi passi. Le conseguenze sul mercato del latte potrebbero però non essere indolori. Speriamo di non dover rimpiagere le quote...