E due. Dopo le contestazioni all'Italia per le inadempienze sul benessere delle galline ovaiole, adesso arriva un “avviso” per le quote latte e per il rinvio del pagamento delle multe. Così il 10 febbraio la Gazzetta Ufficiale della Ue ha formalizzato l'avvio della procedura di infrazione a carico dell'Italia per aver erogato aiuti di stato che confliggono con le norme europee sulla concorrenza. E ora c'è un mese di tempo per rispondere alla Commissione fornendo le motivazioni che hanno indotto l'Italia a rinviare il pagamento delle rate. E se la risposta sarà convincente la procedura di infrazione sarà interrotta. Un'evenienza, però, improbabile. Tanti sono i punti contestati alla decisione italiana che sarà difficile uscirne indenni. Il rinvio, infatti, ha interrotto la regolarità dei pagamenti, condizione essenziale nelle norme che hanno consentito all'Italia di rateizzare le multe latte. La Commissione ci contesta anche il ricorso agli aiuti “de minimis” per coprire i costi della mancata rateizzazione. E dunque bisogna prepararsi a saldare il conto, perché “ogni aiuto illegale - citiamo la Gazzetta Ufficiale - può essere oggetto di recupero presso il beneficiario.”

 

Una stangata annunciata

La decisione della Commissione non è arrivata all'improvviso. Subito dopo l'approvazione della legge 26 febbraio 2011 con la quale erano state prorogate di sei mesi le rate scadute nel dicembre del 2010, la Ue aveva manifestato perplessità per la decisione italiana. E già allora si chiese all'Italia di offrire valide argomentazioni a supporto di questa decisione. Argomentazioni che non hanno sciolto i dubbi della Commissione, che l'11 gennaio di quest'anno ha comunicato all'Italia l'avvio della prima fase del procedimento di infrazione. Che ora è formalizzato con la pubblicazione in Gazzetta. Ma già se ne parlava nei corridoi del “palazzo” e certo ne hanno parlato il leader della Lega, Umberto Bossi, e il Governatore del Veneto, Luca Zaia, nell'incontro avuto con i rappresentanti del Governo alla vigilia delle contestazioni della Commissione. Come ha riferito il ministro dell'Agricoltura, Mario Catania, a conclusione dell'incontro “Bossi e Zaia hanno rappresentato una situazione di sofferenza e il Governo ha ascoltato con attenzione. Detto questo - ha precisato Catania - nulla cambia rispetto al quadro giuridico esistente.” E nei giorni seguenti Catania ha avuto modo di puntualizzare che gli allevatori dovranno saldare il loro debito, ma ciò avverrà nel modo più “soft” possibile.

 

Peccato “veniale”

Ora ci sarà un mese di tempo per rispondere alla Commissione e la tesi che probabilmente sarà sostenuta dall'Italia riguarda l'esiguità del numero di allevatori che hanno usufruito del rinvio. Il rinvio stesso, peraltro, era stato deciso a oltre un mese di distanza dalla sua scadenza naturale (il 31 dicembre 2010) e la maggior parte degli allevatori aveva già provveduto a saldare quanto dovuto. Questo per quanto riguarda la rateizzazione del 2003, come già precisato a suo tempo da Agronotizie. Per la seconda fase delle rateizzazioni, quella voluta da Zaia nel 2009, quando era ministro dell'Agricoltura, sono pochi gli allevatori che vi hanno aderito e dunque è modesto l'importo complessivo che si sarebbe tramutato, secondo la tesi sostenuta dalla Commissione Ue, in un indebito aiuto di stato da parte dell'Italia.

Un mese passa in fretta e non dovremo aspettare molto per conoscere il responso della Commissione. E se sarà negativo si aprirà formalmente la procedura di infrazione (la fase attuale è definita procedura d'indagine) e bisognerà mettere mano al portafoglio.