La peste suina africana (Psa) non dà tregua agli allevatori della Sardegna. L’ultimo focolaio della malattia è stato registrato pochi giorni fa a Pattada, in provincia di Sassari. Con le solite conseguenze, abbattimento degli animali colpiti dal virus, istituzione di una zona di protezione per un raggio di tre chilometri, circondata a sua volta da una zona di sorveglianza con un raggio di dieci chilometri. E per le aziende comprese in queste aree scatta il blocco della movimentazione degli animali. E prima di questo focolaio la Psa si era presentata in aprile nei suini allevati presso Agris, l’azienda della Regione Sardegna per la ricerca in campo agricolo. Se ne è parlato anche su Agronotizie, per ricordare che la peste suina africana da anni affligge gli allevamenti dell’isola, a dispetto dei molti piani di lotta a questa patologia, ormai debellata nel resto d’Europa.

 

Tutto bloccato

Il danno per gli allevamenti dell’isola non si ferma agli allevamenti colpiti, ma coinvolge tutta la suinicoltura dell’Isola, per l’impossibilità di portare fuori dai confini regionali qualsiasi prodotto suinicolo. Una regola imposta da Bruxelles per evitare che il virus possa diffondersi.

Una situazione grave, che richiede interventi drastici e certo più efficaci di quelli sinora adottati. Interventi che finalmente stanno per essere adottati con la firma che in questi giorni l’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci, ha apposto al decreto attuativo del piano di eradicazione della peste suina africana.

 

Anagrafe e controlli

Punto chiave del piano è l’istituzione dell’anagrafe dei suini presenti negli allevamenti. L’identificazione degli animali riguarderà tutti gli allevamenti, anche quelli ove sia presente un solo animale destinato al consumo famigliare. Nel corso dell’anno i servizi veterinari dovranno poi effettuare almeno un controllo su tutte le aziende suinicole per verificare sia la registrazione degli animali all’anagrafe e sia per attuare i controlli sierologici. Un capitolo a parte riguarda gli allevamenti bradi, diffusi nell’isola e ai quali si guarda con preoccupazione per l’essere possibili serbatoi per la diffusione del virus. Il decreto prevede che questi allevamenti vengano dotati di recinti e al contempo si vuole favorire la regolarizzazione degli allevamenti clandestini. Per chi non sta alle regole ci sarà un inasprimento delle sanzioni.

 

Situazione intollerabile

Saranno sufficienti queste misure? Molto dipenderà dalla collaborazione che gli allevatori offriranno. Collaborazione che sino ad oggi è mancata, facendo naufragare tutti i precedenti piani di eradicazione del virus. Ma oggi i tempi sembrano maturi per un cambio di rotta. Ritrovarsi ancora una volta sconfitti dal virus della peste suina africana sarebbe uno smacco intollerabile per il nostro Paese, che può vantare allevamenti fra i più evoluti in Europa.