Come sarà la stalla da latte del 2030? Il panorama produttivo lattiero del futuro avrà un'ossatura importante, costituita da imprese famigliari

E' questa la sorpresa. Certo, il calo progressivo che ha caratterizzato la zootecnia di questi anni – con una flessione intorno al 20 per cento in dieci anni – proseguirà, così come la concentrazione di capi in stalla. Però, il nucleo delle imprese a conduzione famigliare resisterà, a patto ovviamente che si applichino le nuove tecnologie (edifici zootecnici, robot e giostre per la mungitura, sistemi automatici per l'alimentazione). Fra le realtà modello per l'applicazione delle innovazioni, Israele e Olanda costituiscono un po' il faro nel segmento lattiero.

 

E' questo l'identikit tracciato dal Crpa, Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia, coordinatore del progetto 'Innova Latte 2030', finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e da Interpulse, nel corso di un convegno a Fieragricola.L'azienda da latte del futuro dovrà migliorare la gestione, ottimizzando i costi, le risorse e il benessere animale, da intendersi come risorsa, piuttosto che un onere. Molto importante la capacità degli allevatori di organizzarsi per gestire nel modo più vantaggioso il mercato del latte.

 

La competitività non esclude, al contrario valorizza, l'impresa famigliare. Quello che è importante, oggi come fra 18 anni, è riuscire a rimanere sul mercato. Le dimensioni, sono relative.
Una stalla con 100mila vacche in mungitura, esempio di gigantismo ma non di efficienza, attiva in Arabia Saudita, o il sistema di mungitura in alta quota, adottato sulle Ande dagli agricoltori peruviani: sembra fantascienza, eppure è una panoramica del mondo del latte nell'anno 2012. Possono suonare come curiosità, eppure sono istantanee provenienti da tutto il mondo. Efficienza non sempre è sinonimo di grandi dimensioni, come si è visto.

Un esempio è il particolare sistema 'cooperativistico' di movimentazione del latte, del quale si servono gli allevatori in Nigeria.