Misure per l’agricoltura delle regioni ultra-periferiche, interventi per le isole minori del Mar Egeo, abrogazione di norme obsolete. Questi alcuni dei temi in discussione alla Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo nella seduta del 27 giugno. Senza nulla togliere a questi argomenti, il “clou” della giornata si è tutto concentrato nella approvazione del progetto di relazione (relatore James Nicholson), che ha per titolo “Modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio per quanto riguarda i rapporti contrattuali nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari.” Tradotto dal “burocratese” europeo, si tratta della importante proposta con la quale si vogliono creare le premesse per consentire agli allevatori di percepire un prezzo più equo per il latte prodotto. Per correggere lo squilibrio fra produttori e industrie del settore in quanto a potere contrattuale, gli allevatori devono essere messi nelle condizioni di aderire ad organizzazioni dei produttori (OP) attraverso le quali devono essere negoziate le vendite di latte. Il compito delle OP sarà quello di garantire che agli allevatori vada una più equa ripartizione del prezzo pagato dai consumatori, indispensabile per coprire l’aumento dei costi e l’aumento della domanda di latte.

 

Serve un contratto

Tutto il latte commercializzato dovrà essere oggetto di un contratto scritto nel quale, prima della consegna, sia indicato il prezzo del latte per un periodo di almeno 12 mesi. Volumi di produzione e prezzi medi pagati dal primo acquirente (in pratica le industrie del latte e i caseifici) dovranno essere dichiarati con cadenza mensile. Questi “numeri” serviranno per il lavoro di una “Agenzia di monitoraggio” (è questa una richiesta degli eurodeputati) che avrà il compito di segnalare con tempestività eventuali squilibri nel mercato del latte.

 

Offerta sotto controllo

Non meno importante la proposta di un sistema di gestione dell’offerta per i prodotti lattiero caseari che possono fregiarsi di un marchio Dop o Igp. Pur se con il vincolo di evitare distorsioni della concorrenza o penalizzazioni per i piccoli produttori, la possibilità di controllare l’offerta potrebbe essere una risposta concreta alle ricorrenti crisi di mercato dei nostri principali formaggi, Parmigiano Reggiano e Grana Padano in testa.

Si tratta solo di una prima serie di proposte (che la Comagri ha approvato con 34 voti favorevoli e tre contrari), alle quali potranno aggiungersene altre prima che si concluda l’iter legislativo, quando la relazione sarà messa ai voti, entro la fine dell’anno, dal Parlamento europeo.

 

I pareri

La relazione approvata da Comagri raccoglie intanto il favore di Confagricoltura dell’Emilia-Romagna che saluta con soddisfazione la presa di coscienza da parte del Parlamento europeo della necessità di un riequilibrio dei rapporti di filiera. Un passo importante, lo ha definito Roberto Cavaliere, responsabile del settore lattiero caseario di Copagri, che a proposito della programmazione delle produzioni Dop e Igp ha invitato i Consorzi di tutela a svolgere al meglio il loro compito che è anche quello di vigilare sulle troppe truffe. Apprezzamento è giunto da parte delle centrali cooperative che vedono accolte molte delle loro richieste, in particolare per quanto riguarda la programmazione produttiva dei formaggi a marchio. Resta però sullo sfondo, a parere di Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcoopertaive, la necessità di chiarire il ruolo delle OP e le loro funzioni. "Le OP - sostiene Gardini - devono essere imprese a tutti gli effetti e per far questo devono vendere il prodotto dei propri soci, altrimenti gli allevatori rimarranno sempre relegati nel ruolo di meri fornitori di materia prima senza possibilità alcuna di poter aggiungere valore ai loro prodotti". Ora bisogna attendere cosa dirà il Parlamento Ue quando in sede di “Plenaria” procederà alla approvazione definitiva della proposta.