Dopo la rottura delle trattative sul prezzo, gli allevatori delegano la Coldiretti per fare accordi separati con le singole industrie alle quali consegnano il latte. Lo  ha annunciato la federazione della Lombardia. 

“Con Assolatte, l’associazione di rappresentanza del settore della trasformazione non si riesce a ragionare e allora andiamo a trattare direttamente con le industrie che, lavorando ogni giorno al fianco dei nostri produttori, capiscono meglio le esigenze del sistema e sono in grado di arrivare a intese di buon senso", spiega il presidente Nino Andena.  

Gli allevatori, informa l’organizzazione, stanno facendo già affluire alle federazioni provinciali della Coldiretti le deleghe per dare mandato all’associazione di trattare con le singole industrie di riferimento. Inoltre, per quanto riguarda i pagamenti, in assenza di un accordo quadro regionale, il prezzo applicato alle stalle sarà considerato solo come una rata di quello finale ancora da stabilire. 

La Coldiretti precisa che in tutta la regione sono 260 le realtà che ritirano i latte: 109 sono privati (caseifici, grandi industrie, multinazionali), mentre 151 sono cooperative. Le cooperative, con i loro 4.200 soci conferenti rappresentano oltre 2 milioni e 800 mila tonnellate e hanno già un sistema di acconti e compensazioni che permette una buona remunerazione del latte a seconda dei prodotti, ma che in genere oscilla fra i 38 e i 44 centesimi al litro a seconda delle lavorazioni che vengono fatte. 

Più problematico, sottolinea l’organizzazione, è il rapporto degli allevatori con le aziende casearie di trasformazione fra cui le grandi multinazionali come Parmalat, Galbani e Bel Italia-Cademartori. 

"Visto che Assolatte ha chiuso tutti gli spazi di dialogo, con un atteggiamento che definire arrogante è quasi un eufemismo, ma che denota una scarsa capacità di relazionarsi con il mondo all’esterno dei loro uffici – conclude Andena – meglio parlare direttamente con chi il latte lo lavora ogni giorno. e qualche segnale positivo sta già arrivando”.