La Direzione generale della Sanità animale e del Farmaco veterinario ha diffuso il Piano di monitoraggio nazionale dell'influenza aviaria per il 2010. Il Piano dovrà essere portato a conclusione entro il 31 dicembre ed è stato predisposto sulla base delle indicazioni della Commissione europea che prevedono anche una disamina della situazione epidemiologica sul territorio italiano negli ultimi anni.
Quattro gli obiettivi del Piano 2010:
1. Individuare l'eventuale presenza negli allevamenti intensivi di virus dell'influenza aviaria;
2. identificare le aree particolarmente a rischio di introduzione del virus in base all'analisi territoriale e alla presenza di allevamenti industriali di specie a rischio;
3. valutare il rischio di introduzione del virus influenzale in aree densamente popolate di avicoli;
4. attivazione di un sistema di allerta rapido per la diagnosi precoce di introduzione di virus dalle popolazioni selvatiche ai volatili domestici.
Il piano di monitoraggio dovrà essere completato entro il 31 dicembre 2010 e interessare tutte le specie di volatili d'allevamento: pollo, tacchino, faraona, selvaggina (quaglia, starna, fagiano, ecc.) ratiti, oche ed anatre e gli allevamenti di svezzamento. Delle succitate specie dovranno essere testati sia i riproduttori che gli animali da carne oltre alle ovaiole per uova da consumo.
Dovranno essere sottoposti a campionamento gli allevamenti di selvaggina, comprese aziende faunistico-venatorie e agri-faunistiche, in particolar modo quelli che effettuano scambi comunitari o importazioni da Paesi terzi. In base alla valutazione del rischio verranno individuati anche allevamenti rurali, con particolare attenzione a quelli che detengono oche e anatre situati in aree umide e in vicinanza di allevamenti industriali, che saranno sottoposti a controlli sierologici in concomitanza con le fasi migratorie. In considerazione della breve vita produttiva saranno esclusi dal piano di monitoraggio i broiler e le quaglie da carne.
Per la scelta degli allevamenti da sottoporre a monitoraggio dovranno essere considerati i seguenti fattori di rischio: animali allevati all'aperto; allevamenti multietà; allevamenti multispecie; animali a lunga vita produttiva; l'utilizzazione di acque di superficie; collocazione degli allevamenti in particolari aree a rischio.
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Fonte: @nmvi Oggi