Tre prosciutti (cotti e crudi) su quattro sono ormai stranieri. Cioè, un prodotto con cosce di suino importate dall'estero. E con nomi di fantasia si cerca anche di confondere il consumatore spacciandoli per 'Made in Italy': 'prosciutto del contadino', 'prosciutto nostrano', 'prosciutto di montagna', 'dolce di Langhirano'.
A segnalarlo è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) fortemente preoccupata per questa 'invasione' (nel 2007 ne sono arrivati oltre frontiera più di 60 milioni) che rischia di avere pesanti conseguenze per i nostri allevatori di suini, già alle prese con una serie di gravi difficoltà.
'D'altra parte, proprio i suinicoltori italiani', avverte la Cia, 'dopo anni di calo del prezzo dei suini e aumenti vertiginosi dei costi di produzione hanno deciso: lo sciopero del prosciutto. Il primo effetto è che già quattro milioni di suini non saranno certificati dagli allevatori. Il rischio reale è la scomparsa dalle tavole degli italiani di ben 16 Dop (Denominazione d’origine protetta) di prosciutti e salami. D'altronde, basta un dato per far capire la situazione in cui versano più di centomila allevatori italiani. Fatto cento il valore finale dell’intero suino, il costo pagato all’allevatore', segnala la Cia, 'corrisponde a poco meno del 15% di quello che spende il consumatore. Il restante 85% è da dividere tra macello, industria e dettaglio. Un prezzo, quindi, che si gonfia lungo tutta la filiera'.
 
Le Dop a rischio
Prosciutto di Parma; Prosciutto di San Daniele; Prosciutto Veneto; Berico Euganeo; Prosciutto di Modena; Culatello di Zibello; Valle D’Aosta Lard d’Arnad; Valle D'Aosta Jambon de Bosses; Salame Brianza; Salame di Varzi; Salamini italiani alla cacciatora; Stelvio; Stilfser; Prosciutto di Carpegna; Prosciutto Toscano; Gran Suino Padano; Salame Piemonte; Suino Cinto Toscano.