In Italia il rischio di trasmissione all'uomo della Bse, l'encefalopatia spongiforme del bovino meglio nota come 'mucca pazza', è 'pressoché nullo'. Dopo i due casi mortali verificatisi in Spagna, dove due giovani sono morti per aver contratto la variante umana della malattia (nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob vCjd), gli esperti rassicurano e invitano alla calma: 'Il rischio di trasmissione all'uomo, oggi in Italia', afferma la responsabile del Centro di referenza nazionale di Torino per la Bse, Maria Caramelli, 'si può dire in pratica nullo'.
Nessun pericolo dunque, sottolinea l'esperta, e questo soprattutto grazie ai capillari controlli e test sugli animali: circa 5 milioni quelli effettuati sui bovini sul nostro territorio dal 2001.
Ma come si trasmette questa insidiosa e letale malattia?
La Bse, ha spiegato la Caramelli, è una malattia da prioni (proteine che innestano una degenerazione del cervello del bovino fino a renderlo simile ad una spugna, da qui il termine di 'spongiforme') ed è legata ad un'alimentazione dell'animale basata sull'utilizzo di proteine animali, ovvero una sorta di 'cannibalismo' che porta a conseguenze letali. La Bse può essere trasmesse all'uomo, nella variante umana della malattia (vcjd), per via alimentare (consumando carne da animali infetti) o attraverso trasfusioni di sangue da soggetti portatori (nei quali la malattia è in incubazione) ad altri soggetti.
Si tratta di una patologia sempre mortale, sia nell'animale sia nell'uomo, ed il periodo di incubazione nell'uomo può arrivare a dieci anni. Il problema, afferma Caramelli, è che 'non esiste possibilità di vaccinazione e non sono disponibili terapie. L'unico modo per fermare questa malattia è dunque il controllo degli animali e l'abbattimento di tutti i capi infetti'. Per questo, spiega l'esperta, dal 2001 in Italia 'é stata attivata una sorveglianza attiva su tutti i bovini che arrivano ai macelli con un sistema di test rapidi'. In pratica, ogni singolo bovino macellato viene sottoposto a test del tessuto cerebrale: i campioni vengono inviati quindi in uno dei 24 laboratori specializzati presenti sul territorio e, nell'arco di 24 ore, se i i test risultano negativi l'animale viene 'sdoganato' e la carne messa sul mercato. In caso contrario, la carcassa è distrutta e l'allevamento di provenienza sottoposto a rigidi controlli. In altre parole, la carne bovina che arriva sulle tavole è totalmente controllata, anche nel caso di prodotti importati, e dunque il rischio è pressoché azzerato. Dal 2001, i test effettuati sugli animali nel nostro Paese sono stati circa 5 milioni. Ai test si sono inoltre aggiunte altre due misure: lo stop ai mangimi proteici e l'esclusione dal mercato di prodotti pericolosi come midollo e cervello di bovini.