Fin'ora la Fda ha chiesto agli allevatori di capi di bestiame clonato di non vendere carne e latte provenienti da questi, ma non è chiaro in che misura la raccomandazione sarà eliminata. Nonostante l'opposizione dei gruppi di consumatori, la decisione dell'Fda rappresenterebbe una svolta nel settore alimentare e aprirebbe la via ad una sistematica clonazione degli animali migliori.
A causa dell'alto costo dei capi di bestiame clonati, ognuno dei quali può arrivare a 20.000 dollari, la maggior parte di questi animali sarebbe probabilmente usata per la riproduzione, motivo per cui potrebbero passare tra i tre e i cinque anni prima che sulle tavole arrivino realmente alimenti provenienti dai vitelli. La clonazione riguarda infatti già molti animali da allevamento e, tra l’altro, è stata annunciata recentemente la clonazione 'stabile' di un maiale per quattro generazioni dal genetista giapponese Hiroshi Nagashima dell’Università Meiji di Tokyo, mentre sperimentazioni sono state effettuate anche in Italia con il toro Galileo, la cavalla Prometea e anche un muflone selvatico.
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Fonte: The Wall Street Journal