"Sulla base dell’ordinanza - afferma la Coldiretti - i produttori italiani e i primi trasformatori di carne di pollame sono obbligati ad indicare lo Stato membro di provenienza della carne, così come la data di importazione della carne e dei prodotti a base di pollo provenienti da altri Stati membri o Paesi terzi. Secondo quanto dichiarato dalla Commissione -prosegue la Coldiretti- queste misure contravvengono alla normativa UE sull’etichettatura alimentare e alla commercializzazione del pollame, e potrebbero causare assurdamente discriminazioni e distorsioni nel mercato interno e in altri scambi. La Commissione europea - conclude la Coldiretti - ha quindi notificato, in data 18 luglio, un parere motivato all’Italia in merito alla sua legislazione che stabilisce un sistema di etichettatura obbligatoria per la carne di pollo e per i prodotti a base di carne di pollo".
Secondo quanto previsto dal regolamento 1906/90 sulla commercializzazione dei prodotti a base di pollame, gli Stati membri possono richiedere l’etichettatura d’origine solo nel caso in cui l’assenza di tale informazione possa indurre in inganno o confondere il consumatore - e questo, a giudizio della Commissione, non è il caso. "Le Autorità italiane - sottolinea la Coldiretti - hanno a disposizione due mesi per rispondere al parere motivato inviato e nel caso in cui non vengono adottate misure per porre rimedio alla situazione, la Commissione adirà la Corte di Giustizia. Si tratta di una minaccia che - sostiene la Coldiretti - deve essere respinta al mittente perché esistono i motivi sanitari, di sicurezza alimentare e di trasparenza delle informazioni ai consumatori sufficienti per difendere l’etichetta di origine, ma anche per estenderla ad altri prodotti. Occorre proseguire, senza attendere le emergenze, il percorso già iniziato a livello europeo per altri settori".
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Fonte: Coldiretti