La Cia sottolinea che gli acquisti di carni avicole da parte delle famiglie sono cresciuti da luglio scorso a febbraio 2007 ad un ritmo di un più 4,2 per cento mensile. All’inizio del 2006 si ebbe una vertiginosa caduta nelle vendite (con punte anche del 70 per cento), con danni per i produttori di centinaia di milioni di euro. Sulle tavole degli italiani tornano, finalmente, polli, galline e tacchini che, in seguito alla psicosi dell’influenza aviaria, avevano registrato, nello scorso anno, un drammatico crollo dei consumi (con punte anche del 70 per cento). Negli ultimi mesi, da luglio 2006 a febbraio 2007, c’è stata una crescita media mensile del 4,2 per cento. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale, tuttavia, sottolinea che l’acquisto di carni avicole da parte delle famiglie (2,3 chilogrammi mensili) è ancora inferiore del 6,4 per cento rispetto alla situazione pre-influenza aviaria, cioè dicembre 2005. "Ovviamente -ha rilevato la Cia- la ripresa dei consumi non significa che la crisi del settore avicolo sia stata superata completamente. La situazione resta ancora complessa e i produttori sono alle prese con problemi di natura economica e non hanno di certo recuperato lo spaventoso crollo nelle vendite registrato durante lo scorso anno. Comunque, gli ultimi dati sono incoraggianti e rappresentano un elemento importante per dare nuove prospettive agli allevatori i quali hanno vissuto una fase drammatica che non ha precedenti nel nostro Paese, con danni per centinaia di milioni di euro e con conseguenze enormi sul reddito e sui livelli occupazionali".