Una campagna, quella 2015, all'insegna del calo produttivo per albicocche e pesche, rispettivamente del 27% e del 7%. Per le nettarine invece un sostanziale equilibrio rispetto all'anno scorso.
Queste le prime stime per Marco Casalini, presidente della Cooperativa Terremerse di Bagnacavallo (Ra). "La nostra azienda negli ultimi anni si sta sviluppando su tutti i principali areali produttivi italiani, da nord a sud. In questo modo la crescita del 2015 per Terremerse sarà di qualche punto percentuale. La prossima sfida è quella di dare risposte ai propri soci in tema d'incremento di reddito e di supporto all'imprenditorialità".

Regole uguali per tutti sia in Italia che all'estero
Per giocare alla pari sono necessarie regole alla pari, sia nel mercato mondiale che nel mercato italiano. "Per poter competere nel mercato globalizzato di oggi - spiega Casalini - è necessario che le regole siano comuni e rispettate da tutti. Ogni nostro produttore si confronta con colleghi provenienti da tanti Paesi, che però hanno regole diverse dalle nostre per produrre la loro ortofrutta. Questo mette in difficoltà le imprese agricole italiane. Infine le regole devono essere uguali anche nel territorio nazionale. Ci sono differenze fiscali tra nord e sud che creano vantaggi o criticità tra un territorio rispetto ad un altro". 

La ricerca e l'innovazione in primis
"Per fare reddito e soddisfare le esigenze della produzione bisogna in primis puntare sulla ricerca. Soprattutto la ricerca di varietà che si adattino alle nuove esigenze del mercato e che vengono riconosciute dal consumatore. L'innovazione varietale è sicuramente
l'elemento chiave per offrire al consumatore un prodotto di qualità più elevata e di maggior valore. Dobbiamo riuscire ad interpretare al meglio i nuovi bisogni e trasferirli alla campagna. Questa operazione non è immediata e ci vorrà del tempo".

Promozione, qualità, valorizzazione per conquistare il mercato.
Qualità, distintività e promozione sono elementi indispensabili per commercializzare al meglio il prodotto ed arrivare al mercato. Questo è un aspetto importante e nuovo per il rilancio del settore ortofrutticolo. "Oggi il problema principale è che il consumatore non riconosce il prodotto e non sa distinguere la qualità intrinseca dell’ortofrutta che viene venduta. Questo mette in difficoltà i nostri prodotti. Se il consumatore acquista frutta che non corrisponde alle sue aspettative preferisce destinare i propri acquisti ad altro o a prodotti non provenienti dal territorio". 

L'aggregazione si evolve
"L’aggregazione è per Terremerse l’abc, l’abbiamo nel Dna. Siamo nati 105 anni fa e da allora della strada ne è stata fatta. Quindi è giusto aggregarsi per essere più forti, ma questo non deve avvenire a tutti i costi. Per poterlo fare bisogna avere un progetto industriale chiaro e condiviso e che dia utilità all’impresa agricola. Se diventa complessa, costosa e pesante allora l'aggregazione non porterà risposte".

Un nuovo progetto aggregativo dell'ortofrutta all'orizzonte
Terremerse ha deciso, assieme ad altre aziende (Apofruit, Afe-Salvi, Granfrutta Zani, Pempacorer-Terremerse, Spreafico), di non aderire al progetto Per.A., proposto da Agrintesa, Patfrut, Fruit Modena Group e con il coordinamento di Apoconerpo. Scelta che ha generato non poche polemiche. "Nelle ultime settimane si è parlato troppo e male - conclude Casalini -. Si stanno dicendo tante cose che creano fraintendimenti. Terremerse, assieme ad altre realtà cooperative, ha deciso di creare un proprio progetto aggregativo per dare quelle risposte che i produttori chiedono, non per contrastare un'altra forma aggregativa. Non critico il progetto Per.A. che ci era stato presentato, che è condivisibile al 99,9%. E’ inattaccabile nei principi e nei fondamenti, ma manca il progetto industriale che si vuole intraprendere. Partecipare ad una newco e poi creare il progetto industriale per noi è difficile. Non sempre si può avere i dettagli alla partenza ma almeno chiediamo l’impalcatura. Per questa mancanza abbiamo scelto di rimanere fuori in questa fase. Il progetto che abbiamo creato noi è quello che manca a loro. Abbiamo focalizzato il punto di partenza nel settore frutticolo e non in un singolo prodotto o in una singola specie. Inoltre crediamo che devono essere le cooperative e le Op a dare risposte ai produttori ed a sviluppare i progetti".