È di inizio agosto la notizia del matrimonio fra Cifo e Biolchim, due società italiane leader nei rispettivi mercati che hanno unito le forze per dare vita a una realtà che potrà contare in futuro sull'alto grado di complementarietà dei rispettivi cataloghi e reti commerciali.
Agronotizie ha intervistato Leonardo Valenti, Amministratore Delegato di Biolchim.

Nel mese di agosto è stata ufficializzata l’acquisizione di Cifo da parte di Biolchim e Wise SGR. Quali sono le ragioni strategiche di questo matrimonio dal punto di vista dei mercati nazionali ed esteri?
 
"Il  progetto biolchim sin dall’inizio prevedeva di affiancare alla crescita per linee interne delle operazioni che consentissero di rafforzare strategicamente il gruppo mediante acquisizioni e/o joint venture. I principali driver di attrattività relativi alla crescita per linee esterne erano stati da me individuati secondo le seguenti priorità: aumento della presenza sui mercati e conseguente crescita di nazionale; complementarietà ed integrazione industriale e tecnologica e integrazione verticale a monte in alcune delle filiere più strategiche per la innovazione di prodotto. L’acquisizione di Cifo risponde perfettamente al primo punto ma ci consente anche un rafforzamento nel secondo. Oltre a integrare e rafforzare la presenza sui mercati ci consente l’ingresso in un’area di businness, quella del giardinaggio, dove Biolchim non è presente e Cifo ha una posizione storicamente molto consolidata".
 
Le due società constano entrambe di cataloghi robusti e ricchi di prodotti. Continueranno a essere gestiti separatamente e in modo indipendente, oppure si prospettano scambi e integrazioni di specifiche linee?
 
"I due cataloghi e i due marchi hanno storie, identità e specificità talmente forti che intendiamo preservare. Naturalmente tutto lo sviluppo in termini di ricerca, sperimentazione nuovi prodotti, impiego di materie prime innovative, nonché penetrazione sui mercati, verranno gestiti con un’unica regia e con dei team inter-company. L’obiettivo è quello di scambiarsi esperienze e best practices, nonché di potenziare tutti i dipartimenti omologhi sapendo che poi a valle ci saranno reti di vendita ben radicate nel territorio e con modalità organizzative tra loro diverse ma entrambe vincenti".
 
Dal punto di vista produttivo la filosofia di Biolchim può essere sintetizzata dalle cinque direttive cardine del progetto Win. Potrebbe riassumerle brevemente e dire se si pensa di estenderle anche a Cifo?
 
"Per noi l’innovazione è strategia e nello stesso tempo puntiamo a far sì che le strategie siano innovative. La visione e l’implementazione delle politiche saranno assolutamente comuni e ciò sarà favorito dal fatto che ci sarà un unico capo azienda che sarò io. I team delle due aziende dovranno imparare a lavorare insieme e a condividere le specifiche culture organizzative in modo tale da crearne una di gruppo che, pur salvaguardando le specifiche identità, rappresenti un ulteriore miglioramento".
 
Per ottenere prodotti di qualità il controllo della filiera, già a partire dalle materie prime, è fondamentale. Qual è il punto di vista del Gruppo in tal senso?
 
"Questo approccio è da sempre nel DNA del mio team. Sin dal 2008, quando fui nominato Amministratore Delegato di Biolchim, uno dei filoni principali della nostra strategia di R&D è stato quello di individuare materie prime alternative, diversificare le fonti, nonché lavorare su processi industriali che consentissero di risalire la filiera per averne un maggior controllo. Inoltre, come ricordavo nella risposta alla prima domanda, il terzo driver di attrattività  per la crescita esterna è quello dell’integrazione a monte; siamo molto attivi in questa direzione e spero che presto potremo raccogliere i frutti del nostro intenso lavoro".
 
Il settore dei fertilizzanti è talvolta tendente al selvaggio, con alcune realtà che formulano e commercializzano prodotti seguendo politiche commerciali quasi da discount. Per una società che investe molto in ricerca e sviluppo, in prodotti e processi, questo può risultare un po’ frustrante. Dal punto di vista normativo, quali sono secondo Lei le regole che potrebbero migliorare il Mondo della nutrizione vegetale?
 
"Io in generale preferisco la concorrenza e il libero mercato, dove chi è più bravo riesce a vincere, piuttosto che ambiti competitivi fortemente condizionati da una regolamentazione che spesso finisce per essere distorsiva. Nel nostro settore esistono tre principali raggruppamenti competitivi, ovvero le grandi aziende multinazionali che si stanno affacciando con sempre maggiore interesse al settore della nutrizione specializzata, ma anche le medie aziende che hanno “costruito” questo settore e oggi sono molto spesso degli small global players che operano nella complessità del mercatao globalizzato senza avere le strutture delle grandi multinazionali. Infine, le piccole o piccolissime aziende locali, che spesso adottano strategia tipiche dei followers e naturalmente usano aggressivamente la leva del prezzo. Io auspico una regolamentazione che armonizzi le regole facilitando, da un lato l’ingresso di investitori istituzionali che supportino lo sviluppo delle aziende migliori, dall’altro non soffochi o rallenti il processo di innovazione e di “distruzione creatrice” che Schumpeter ha così entusiasticamente narrato per descrivere lo sviluppo dell’economia capitalistica. Regole certe, uguali per tutti, ma anche semplici e dettate dal buon senso, possono favorire un ambiente competitivo in cui tutti i players siano stimolati dalla concorrenza a migliorarsi continuamente".