Nella lotta alla Xylella fastidiosa la tempestività è un elemento chiave. Per fermare la diffusione del contagio è necessario eliminare le piante infette in modo che non rappresentino una nuova fonte di inoculo per gli esemplari sani.

Eppure oggi per identificare gli alberi in cui è presente il batterio servono tempi lunghi. Vengono prima di tutto eseguiti dei sopralluoghi in campo, le piante con sintomi evidenti vengono segnalate e sono presi campioni, analizzati poi in laboratorio per stabilire le cause del malessere. Infine se gli esiti sono positivi si procede all'eradicazione. I tempi sono inevitabilmente lunghi e la strategia di contenimento è poco efficiente nonché costosa.

Ma qualcosa potrebbe cambiare. Perché lo scorso giugno ha preso il via Redox (Remote early detection of Xylella), un progetto che mira a sfruttare sensori iperspettrali e termici montati su droni e altri velivoli per monitorare il territorio e individuare in maniera precoce le piante malate, anche se ad occhio nudo i sintomi non sono evidenti.
 

Xylella, un monitoraggio dall'alto

"Quando il batterio penetra all'interno di una pianta ne altera il metabolismo e questo lascia una traccia iperspettrale che è possibile individuare con delle apposite apparecchiature", sintetizza ad AgroNotizie Guido Pasquariello, ricercatore del Cnr, ente partner del progetto Redox insieme al Dta (Distretto tecnologico aerospaziale), l'Enav e Planetek e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico.

"L'identificazione delle piante malate in maniera precoce attraverso dei sensori iperspettrali è ormai una realtà assodata, comprovata da studi condotti anche all'estero. I margini di correttezza sono alti, superiori al 90%, e i falsi positivi sono molto bassi", spiega Pasquariello. "In ogni caso dopo aver identificato una pianta malata è necessario eseguire dei prelievi di campioni, ma anche considerando questo passaggio i tempi si riducono drasticamente poiché si ha la possibilità di sorvegliare ampie porzioni di territorio in poco tempo".

Inoltre le verifiche di campo eseguite oggi sono utili esclusivamente ad identificare gli esemplari che hanno sintomi evidenti della malattia. Mentre olivi che hanno contratto da poco il batterio o non hanno ancora sviluppato sintomi evidenti possono sfuggire al controllo umano.