Tanti, troppi casi di avvelenamento in Italia, molti dei quali evitabili.
In questa puntata della serie "La tossicologia spiegata semplice" si condividerà un'analisi svolta sui documenti ufficiali prodotti dall'Istituto superiore di Sanità per l'anno 2014. Uno strumento utile per meglio identificare i principali pericoli intorno a noi, anche i più insospettabili e sottovalutati.

Le cause e le modalità di intossicazione sono infatti molteplici. Può per esempio essere accidentale, magari dovuta a un accesso incontrollato a prodotti tossico-nocivi. Può essere occupazionale, oppure dovuta a un'esposizione ambientale. Non mancano gli errori terapeutici, gli usi impropri involontari, fra i quali ricadono per esempio quelli dovuti a imprudenti travasi di sostanze tossiche in recipienti diversi da quelli originali. Cioè la famosa vicina che chiede in prestito un po' di candeggina perché l'ha finita e si presenta alla porta con una bottiglia vuota di acqua minerale. Una pessima abitudine che, come si vedrà, può causare addirittura decessi.

Può anche trattarsi però di abuso di sostanze altrimenti non pericolose. A volte volontario, come nel caso dei tentati (e a volte riusciti) suicidi. Anche il dolo rientra fra le cause di avvelenamento: Agatha Christie, del resto, divenne famosa per gli assassini a base di arsenico.

Come si vede, appaiono molteplici le vie attraverso le quali possono essere assunte sostanze pericolose per la salute umana e anche animale. Non a caso, nei centri antiveleni disseminati sul territorio nazionale giungono casi fra i più disparati.

L'ISS, ovvero l'Istituto Superiore di Sanità, emette periodicamente dei documenti riassuntivi con le statistiche relative ai casi di intossicazione. Quello che si è consultato oggi è il "Sistema informativo nazionale per la sorveglianza delle esposizioni pericolose e delle intossicazioni: casi rilevati nel 2014".

Per togliersi ulteriori curiosità in materia di intossicazioni più o meno involontarie si consiglia peraltro una navigata nel sito del Centro antiveleni dell'Ospedale Ca' Granda di Milano.
 

Attenti alla residenza

Vivere in Lombardia pare già di per sé molto più pericoloso che vivere altrove. In questa regione, infatti, vi sarebbero 15,9 casi di avvelenamento ogni 10mila abitanti contro i 9,4 dell'Umbria, i 9,3 del Veneto, gli 8,9 dell'Emilia Romagna e i 7,9 della Calabria e via scendendo, fino alla Valle d'Aosta, area felice con sole due intossicazioni su 10mila abitanti.

Mediamente, in Italia avvengono 7,4 di avvelenamento ogni 10mila abitanti. Per lo meno, stando al dato relativo al 2014.
 

Non ci sono più le mezze stagioni

Anche il periodo dell'anno sembra influire sul tasso di avvelenamenti. I mesi più "tranquilli" pare siano quelli invernali, con dicembre, gennaio e febbraio che mostrano rispettivamente 3.278, 3.317 e 3.144 casi.

La primavera, invece, sembra la più predisponente, con aprile, maggio e giugno che rappresentano i tre mesi dell'anno con più casi, rispettivamente 3.989, 4.150 e 4.020.
 

Occhio ai maschietti

In termini di genere, i soggetti maggiormente predisposti agli avvelenamenti in tenera età pare siano i maschi. Nella categoria <6 anni, infatti, sarebbero 10.964 i casi contro i 9.068 delle femmine, con un fattore 1,2 che lascia intuire che la maggiore turbolenza dei fiocchi azzurri è anche causa di una maggiore incidenza degli incidenti.

Le differenze si annullano con il crescere dell'età, invertendosi sopra ai 19 anni, con le femmine che toccano i 10.455 casi contro i 7.850 dei maschi, i quali passano cioè da un fattore 1,2 a un fattore pari a 0,75. Ciò non deve stupire in quanto le statistiche dicono cose interessanti anche circa i luoghi a maggiore o minore indice di rischio: chi lavora di più in casa sono le donne e quindi...
 

Casa dolce casa?

L'ambiente domestico è infatti quello più bersagliato dagli avvelenamenti, con il 92% dei casi, ovvero 41.060 su 44.630. Sapendo che in casa operano tendenzialmente di più le donne, si spiega quindi la maggiore incidenza a carico del sesso femminile riportata nel paragrafo precedente.

In casa propria soprattutto la lavanderia pare essere uno dei luoghi meno indicati per i bambini, visto che gli avvelenamenti da detergenti sono tanti e tali da indurre specifiche pubblicazioni scientifiche, come per esempio quelle sulle capsule da lavatrice(1)(2)(3). Non mancano nemmeno casi di intossicazione domestica dovuta ad acquisti incauti di prodotti erboristici su internet(4). Insomma, a farsi male l'uomo pare davvero un drago.

Molto meno frequenti sono le intossicazioni al di fuori delle mura domestiche, con "soli" 807 casi (circa il 2%) verificatisi in azienda/officina, cioè sul posto di lavoro. Altri 790 casi  sarebbero avvenuti in "luoghi aperti al pubblico" non meglio specificati. Nemmeno scuole e ospedali sono esenti da intossicazioni, con 379 e 486 casi rispettivamente.
 

Modalità di contatto

L'ingestione copre da sola il 73% dei casi di avvelenamento complessivi, seguita dal contatto con la mucosa orale (9%), inalazione (7%), seguiti poi da esposizione cutanea, oculare, morsi e punture per un totale di circa il 2% complessivo.

L'accidentalità è la causa predominante, con 36.036 casi (81%), divenendo il 99% sotto i sei anni di età, per ovvi motivi. La giovane età del malcapitato? No, l'imprudenza e la dabbenaggine dei genitori che gestiscono malissimo le sostanze tossiche e nocive che circolano per casa, fra lavanderia, dispensa e stipetto dei medicinali. Con 16.169 casi, corrispondenti da soli al 42% del totale, l'avvelenamento è infatti riconducibile al cosiddetto "accesso incontrollato" alle sostanze pericolose.

Non da poco nemmeno gli errori terapeutici, con 4.576 casi pari al 10% circa del totale. Per esempio, la moglie che prende la medicina del marito, o viceversa. Oppure scambio di confezioni l'una per l'altra. Insomma, oltre quattromila persone si sono intossicate nel 2014 sbagliando farmaco da assumere.

Proseguendo, mai e poi mai travasare liquidi in contenitori di fortuna: causano 2.383 casi di avvelenamento, di cui 221 in bambini sotto i sei anni. Non che crescendo le cose migliorino, perché sopra i 19 anni le intossicazioni dovute a tale causa ammontano a 1.831. Anche la faciloneria nel consumare alimenti non ben controllati fa la sua parte, con la bellezza di 1.934 casi.  

Ciò che poi perplime ulteriormente è l'attitudine a farsi male da soli ingerendo volontariamente sostanze pericolose. Ammonterebbero infatti a 6.437 i casi di assunzione volontaria.
 

Farmaci e non farmaci

Con 17.777 casi le intossicazioni da farmaci toccano il 40% circa del totale, contro i 25.923 casi dei non-farmaci (58%). Le combinazioni dei due e i "non noti" rappresentano solo il 2%.

Le classi di farmaci maggiormente responsabili di tali intossicazione sono i sedativi/antipsicotici/ipnotici (10%), analgesici (7%), antidepressivi (5%), seguono poi cardiovascolari, anticonvulsivanti, ormoni, preparati per uso topico, tutti col 3%. Purtroppo, nel 2014 i casi mortali ammonterebbero a 11, incluso un bimbo di solo un mese di età.

Fra i non-farmaci sono invece i prodotti per la pulizia domestica a farla da padroni, con 8.696 casi, pari al 19%, con la sola candeggina responsabile di 1.831 casi e l'acido cloridrico di 266.
Seguono poi cosmetici e cura della persona, con 2.679 (6%) e gli antiparassitari, con 1.969 casi pari al 4%. In sostanza, i prodotti contro i parassiti di casa e giardino contabilizzano la medesima statistica dei giocattoli/corpi estranei, i quali tramite ingestione causano 1.975 casi. Qualcuno in più, sorpresa, degli antiparassitari.

Fra i minori di sei anni tali discrepanze aumentano sensibilmente, con l'ingestione di corpi estranei e giocattoli che sale all'8% con 1.557 casi, mentre gli antiparassitari annoverano 868 casi, circa la metà. Di questi, 774 sono di uso non agricolo e solo 84 sarebbero attribuibili ad antiparassitari a uso professionale. Anche gli agricoltori, del resto, hanno dei figli.

Perfino alcune piante possono rappresentare dei rischi per la salute dei più piccoli, con 784 casi di avvelenamento, un caso solo in meno dell'ingestione di alcolici lasciati incustoditi. Basti pensare che il solo oleandro ha causato 108 casi di intossicazione, di cui 59 a carico di bambini inferiori ai sei anni.

Seguono poi con percentuali inferiori all'1% prodotti contenenti colle, pitture, le batterie e perfino gli oli essenziali. Sì, proprio quelli che si mettono nei profumatoti per ambiente. A volte, pare sia meglio patire un po' di puzza di fritto...
 

Cinque morti a causa di agrofarmaci

I dati relativi agli antiparassitari confluiscono nel Sistema nazionale di sorveglianza degli incidenti da antiparassitari (SiN-SIA), in cui vi è una parte dicata anche ai biocidi.

Ammontano purtroppo a 5 i casi di avvelenamento mortale da fitosanitari, di cui uno a carico di una bambina di 8 anni che ha bevuto da un contenitore in cui era stato impropriamente travasato parathion. Una pratica da stigmatizzare con estrema forza, viste le drammatiche conseguenze cui essa può condurre.

Degli altri quattro casi, due parrebbero di tipo autolesivo: un uomo di 80 anni si sarebbe ucciso ingerendo trifluralin, un diserbante, mentre un altro di 78 si sarebbe ucciso ingerendo un antiparassitario che però non sarebbe stato identificato con chiarezza. Un altro 78enne sarebbe invece morto per aver ingerito clorpirifos e deltametrina, sebbene la causa di tipo autolesivo non paia certa.

Infine, un 72enne sarebbe morto a causa del verderame, con il caso inserito come "occupazionale" essendo stato il prodotto assunto per via inalatoria: durante il trattamento l'uomo non aveva adottato le opportune protezioni individuali. Ricoverato inizialmente per dispnea, ovvero difficoltà respiratorie, ha poi sviluppato un quadro di colecistii acuta e grave anemia emolitica che ne ha causato la morte dopo quattro giorni di dolorosa agonia.

Una tragedia che per essere evitata sarebbe bastata una maschera idonea. Come pure lascia intuire quanto la "naturalità" dell'agrofarmaco impiegato, in tal caso usato anche in biologico, non assicuri affatto la sicurezza del medesimo.

Dal report emergono alcune criticità legate a ben precisi prodotti, come per esempio un fitoregolatore a base di idrogeno cianammide, come pure a carico di alcuni geodisinfestanti del terreno, utilizzati in modo improprio, tanto da contaminare anche residenti e soccorritori. Eventualità già verificatesi nel 2009 in Emilia Romagna e nel 2011 in Lombardia. Segno che le tecniche di applicazione di tali prodotti vanno seguite scrupolosamente, nel rispetto delle indicazioni di etichetta e della professionalità degli operatori.
 

Pericoli anche dall'ambiente

Le intossicazioni dall'ambiente circostante sono circa l'1,1% del totale, con 508 casi complessivi. Dodici incidenti sono stati causati da inquinamento ambientale. Uno di questi si è verificato in un impianto per il trattamento di fanghi tossici ed è stato causato da una reazione chimica che ha liberato una nube venefica. Questo incidente ha comportato l’esposizione di sei lavoratori, quattro dei quali purtroppo deceduti.

Non mancano i bagnanti di piscine disinfettate con il cloro, né le vittime di fumi da incendio. Segnalato in Veneto anche un caso di intossicazione collettiva di sette persone a causa di un'esposizione accidentale a un trattamento con un prodotto a base di imidacloprid. Un caso che fa più o meno il paio con i 12 bambini di scuola materna intossicati dalla candeggina in un istituto emiliano.

Attenzione anche ai funghi: decine di persone finiscono all'ospedale ogni anno, e qualcuno muore, dopo aver degustato funghi velenosi. Nel 2014 sarebbero tre le persone che hanno perso la vita in tal modo.
 

Conclusioni

A volte, per minimizzare i rischi per la salute, propria e dei propri cari, basterebbe un po' più di attenzione nella gestione delle proprie vite, senza guardare troppo lontano per non perdere di vista i pericoli che stanno invece intorno a noi, per lo più nelle nostre case.

La confidenza che si tende a sviluppare con detergenti, farmaci, prodotti per la casa, alimenti e antiparassitari domestici, rischia di fare abbassare le difese, esponendo noi e le persone che ci circondano a pericoli anche mortali.

L'importante è percepire la reale piramide del rischio, modificando i nostri comportamenti di conseguenza, specialmente se ci sono di mezzo bambini.


Bibliografia
1) A. Celentano et Al. (2015): "Pediatric exposures to laundry detergent capsules". In XXXIV International Congress of the European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists (EAPCCT) 26-29 May 2015, St Julian's, Malta. Clinical Toxicology, 53(4):321-322, 2015.

2) F. Davanzo et Al. (2015): "Surveillance of hazardous exposures to liquid laundry detergent capsules in Italy: A preliminary evaluation of the impact of preventive measures". In XXXIV International Congress of the European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists (EAPCCT) 26-29 May 2015, St Julian's, Malta. Clinical Toxicology, 53(4):297, 2015.

3) L. Settimi et Al. (2016): "Surveillance of pediatric exposure to laundry detergents: comparison between cases exposed to liquid capsules and traditional products". In 36th International Congress of the European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists (EAPCCT) 24-27 May, 2016, Madrid, Spain. Clinical Toxicology, 54(4): 376, 2016.

4) M. Morina et Al. (2017): "A severe intoxication after ingestion of an infusion prepared with seeds bought over the Internet". In 37th International Congress of the European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists (EAPCCT) 16-29 May, 2017, Basilea, Switzerland. Clinical Toxicology 55:5 (500), 2017
"La tossicologia spiegata semplice" è la serie di articoli con cui AgroNotizie intende fornire ai propri lettori una chiave di lettura delle notizie allarmanti sul mondo agricolo in generale e su quello fitoiatrico in particolare.

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