Chi coltiva arance, mandarini e limoni in Italia non si è mai dovuto preoccupare del famigerato cancro degli agrumi, una malattia diffusa in tutto il mondo ma che non è mai sbarcata nel bacino del Mediterraneo. Il batterio responsabile è Xanthomonas axonopodis che infetta le piante distruggendo la produzione e obbligando l'agricoltore all'eradicazione per evitare il contagio.

L'agente patogeno, che nel resto del mondo è causa di gravi danni, in Italia non è mai arrivato. Ma questo non vuol dire che non possa farlo in futuro. Per questo il Crea-Acm di Acireale (Ct), insieme a centri di ricerca pubblici e privati di Francia, Spagna e Turchia, hanno dato vita al progetto OrpraMed (Ornamental rutaceous plants xcc risk assessment in Mediterranean) che ha lo scopo di valutare i canali di potenziale ingresso dell'agente patogeno.

"Il cancro degli agrumi si diffonde principalmente attraverso le piante malate o attraverso gli strumenti usati su piante infette", spiega ad AgroNotizie Paola Caruso, ricercatrice del Crea e coordinatrice del progetto OrpraMed.
"Stiamo valutando il rischio di introduzione del batterio mediante l'importazione di piante infette appartenenti alla famiglie delle Rutacee. Oltre al genere citrus, a cui appartengono i frutti che noi mangiamo, ce ne sono altri come eremocitrus, murraia, clausena e altri ancora”.

Il batterio del cancro degli agrumi potrebbe entrare in Europa attraverso l'importazione di piante appartenenti a questi altri generi?
"Il rischio è proprio questo. La murraia è una pianta ornamentale, abbastanza diffusa, che può veicolare questa malattia, come anche il greening. Alcune di queste specie non solo non manifestano sintomi, ma non sono neppure soggette alla regolamentazione che ne limita l'import da alcune aree".

Il progetto OrpraMed come interviene in questo contesto?
"Stiamo studiando i flussi di commercializzazione di queste piante per valutare il rischio di introduzione del batterio. Inoltre ci occupiamo di individuare tutte le piante che possono veicolare il patogeno. Infine vogliamo catalogare quelle resistenti per isolarne i geni di resistenza".

In futuro ci saranno controlli all'import di queste piante?
"Il nostro è uno studio preliminare e non operativo. Una volta che avremo individuato l'entità e la struttura dei flussi di entrata in Europa di piante che possono veicolare il batterio sarebbe auspicabile predisporre dei controlli da parte di Servizi fitosanitari".

Fino ad oggi il bacino del Mediterraneo è stato risparmiato per una ragione specifica o è stato solo il caso?
"Siamo stati fortunati, però uno studio dell'Efsa ritiene probabile l'ingresso del batterio nel bacino del Mediterraneo. Per questo dobbiamo essere preparati".

Informerete del pericolo anche gli altri operatori del settore?
"Faremo delle attività di sensibilizzazione verso i vivaisti, gli importatori e in generale tutti gli stakeholder".

Chi finanzia questo progetto?
"OrpraMed è un progetto di ricerca internazionale che è stato selezionato tra oltre 150 proposte presentate nell'ambito della call 2015 del bando di ricerca europeo Era-Net Arimnet 2".