Cogliamo l'occasione della pubblicazione del Regolamento di esecuzione (UE) n. 533/2013 del 10 giugno scorso (Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 159) per addentrarci nei misteri di una onerosissima procedura comunitaria che per gli anni a venire impatterà significativamente sull'intera filiera degli agrofarmaci.

Il provvedimento sembra uno dei tanti rinvii cui i creativi tecnocrati comunitari ci hanno abituato: sposta di 20 mesi (dal febbraio 2016 all'ottobre 2017) la data di scadenza dell'autorizzazione europea di nove sostanze attive (1-metil-ciclopropene, clorotalonil, clorotoluron, cipermetrina, daminozide, forchlorfenuron, indoxacarb, tiofanato metile e tribenuron) per dare tempo alle imprese che si sono dichiarate interessate al rinnovo dell'iscrizione di preparare la relativa documentazione.
Sin qui sembra una mera formalità, se non fosse che per rinnovare l'autorizzazione comunitaria delle sostanze è quasi sempre necessario integrare la documentazione già presentata a supporto della prima approvazione, per renderla al passo con i tempi e con i criteri sempre più restrittivi imposti in parte dal progresso tecnologico (ad esempio gli endocrine disruptors) e in parte dalle emergenze nel frattempo sopraggiunte (ad esempio le api), in modo da mantenere l'elevato livello di protezione dell'uomo e dell'ambiente che da tempo l'Europa si è imposta.

Si calcola che, per rendere al passo con i tempi il dossier di una sostanza attiva “tipo”, si vada dalle poche migliaia di Euro per le sostanze attive meno problematiche (o più fortunate) a qualche milione per quelle con dossier più datati o con particolari criticità (molti metaboliti, sospetti perturbatori endocrini o pericolosi per le api – fortunatamente è difficile che una sostanza abbia contemporaneamente tutte queste criticità) e se consideriamo il ritmo vertiginoso con cui si stanno avvicinando le scadenze (2 sostanze scadranno nel 2014, 31 nel 2015, 50 nel 2016 e ben 68 nel 2017, per poi scendere a 30 nel 2018) nel giro di pochi anni in Europa ci saranno investimenti di molti milioni di euro solamente per mantenere in vita l'esistente.
Se aggiungiamo che molte sostanze dopo il rinnovo verranno considerate “candidate alla sostituzione” e che quindi si vedranno ridurre la durata dell'iscrizione a 7 anni anzichè 10 e che i relativi formulati potranno venire revocati anche in assenza di rischi inaccettabili per l'uomo e l'ambiente se si saranno resi disponibili prodotti con analoga efficacia ma contenenti sostanze “pulite” e quindi non candidate alla sostituzione, ci chiediamo se l'intera filiera agrochimica sarà in grado di sopportare questi ulteriori oneri di funzionamento.

I sensibili costi che l'industria dovrà sostenere verranno compensati in parte dal ritorno della protezione dei dati sulla sostanza attiva, con la conseguente revoca di molti dei formulati generici autorizzati negli ultimi anni. I formulati “off-patent” potranno comunque ritornare a calmierare i costi di produzione degli agricoltori dopo che la protezione dei dati del rinnovo sarà scaduta. Il tutto per un futuro con agrofarmaci sempre più rispettosi dell'ambiente ma inesorabili con i fitoparassiti. Ma sarà veramente possibile?

Per saperne di più

REGOLAMENTO di esecuzione (UE) n. 533/2013 della Commissione del 10 giugno 2013 che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 per quanto riguarda la proroga dei periodi di approvazione delle sostanze attive 1-metil-ciclopropene, clorotalonil, clorotoluron, cipermetrina, daminozide, forchlorfenuron, indoxacarb, tiofanato metile e tribenuron