Il 30% circa delle semine di mais della provincia di Mantova è a rischio, una coltura che occupa oltre 50mila ettari per usi zootecnici, alimentari ed energetici. A lanciare l'allarme è Apima Mantova, e la causa è l'accelerazione registrata di fitopatologie come diabrotica e piralide.

"La situazione è di massima allertaavverte Marco Speziali, presidente di Apima -. Ad oggi la situazione per le imprese agricole è preoccupante: gli apparati radicali delle piante sono sotto stress, una situazione resa ancora più pesante da una ormai consolidata assenza di trattamenti specifici che negli anni ha favorito la proliferazione di questi insetti altamente aggressivi".

A livello lombardo, l'area di Cerese osservata dal servizio fitopatologico di Ersaf Lombardia risulta registrare la più alta concentrazione di tutta la regione. La presenza in campo degli adulti di diabrotica è generalmente al di sopra del 50%, mentre le femmine gravide hanno iniziato a deporre le uova.

Il mais, in alcune zone del territorio mantovano, è così indebolito che anche solo la forza dell'acqua sparata dagli irrigatori rischia di allettare le piante, facendo perdere interamente il raccolto. E si parla – in previsione - di superfici intorno ai 15mila ettari. Apima Mantova invita gli imprenditori agricoli a controllare il mais anche all'interno dei campi e di valutare interventi specializzati con i trampoli, per trattare dove ancora possibile.

"Negli ultimi anni – osserva Sandro Cappellini, direttore di Apima e coordinatore nazionale di Confai – si è diffusa purtroppo la convinzione che il mais destinato all'uso energetico potesse essere utilizzato anche in presenza di piralide, e dunque con livelli di aflatossine elevati e incompatibili con l'uso alimentare o zootecnico. Questo ha di fatto diffuso la patologia e incrementato addirittura la diabrotica, responsabile della perdita integrale del raccolto".