Non è una novità e nemmeno un ospite inatteso. Il suo arrivo è puntuale da un paio di lustri a questa parte e anche quest'anno la Diabrotica Virgifera bussa alle porte dei maiscoltori.

Il ricordo che lascerà di sé dipende da molti fattori. Conoscere, prevedere e gestire, sono i passeparotut del mazzo di opportunità che aprono agli addetti ai lavori del nord Italia la maggior parte delle vie d'uscita.

Se opportunamente gestita” conferma Mauro Agosti, tra i maggiori esperti della problematica e responsabile del servizio tecnico del Codife, il Consorzio di difesa delle colture intensive della provincia di Brescia, “la Diabrotica non comporta danni gravissimi. Non esiste un'unica strategia d'azione, è un nemico da conoscere. L'agricoltore si deve informare, seguire i bollettini e i monitoraggi per sapere come muoversi in modo da evitare la comparsa di danni significativi mettendo sul tavolo conoscenza e prevenzione senza inutili allarmismi”.
Prosegue Agosti che, in collaborazione con Marco Boriani del DG Agricoltura – Servizio fitosanitario Regione Lombardia - e Lorenzo Craveri dell'Arpa, monitora la situazione e redige un bollettino Diabrotica a cadenza settimanale (il primo è stato pubblicato il 22 aprile).

 

Dalla metà di maggio in alcune zone del nord Italia l'insetto inizia il proprio ciclo vitale e, con la nascita delle larve, sferra il primo attacco alle radici del mais per il quale fino alla fine di giugno non ci sarà tregua.

Dopo la pesante annata del 2009 la stagione 2010, almeno in alcune aree tra le più colpite, si è conclusa con una riduzione significativa delle popolazioni rispetto agli ultimi anni, lasciando prevedere un 2011 abbastanza tranquillo.

E' un po' presto” spiega Agosti, “per fare un confronto con l'anno scorso, il ciclo è appena iniziato e nemmeno in tutta la Regione Lombardia ma solo nelle zone di Cremona, Brescia e Mantova”.

Saranno le prossime settimane”, spiega l'esperto del Codife, “sulla base dell'evoluzione delle condizioni meteo supportate dai monitoraggi costanti, a dare un quadro più preciso circa l'andamento dell'annata in corso”. Un'annata per altro caratterizzata da una forte carenza idrica e da un andamento climatico molto distante da quanto osservato per il 2010.

Le condizioni del mais sono molto diverse da quelle dell'anno scorso e questo inciderà sia sul ciclo del mais che su quello della Diabrotica e, ovviamente, sul suo impatto” spiega Agosti.

Se lo scorso anno in questo stesso periodo a disturbare lo sviluppo dell'insetto 'made in Usa' era stato un eccesso idrico, ora si assiste al fenomeno contrario.

Dal 20 di marzo” afferma Lorenzo Craveri di Arpa Lombardia, “le precipitazioni sono state senza dubbio scarse. Si sono avuti solo fenomeni sporadici, localizzati e di scarsa entità. Una condizione certo non ideale per lo sviluppo del mais ma nemmeno per le larve di prima età: piccole capocchie di spillo trasparente fatte d'acqua. A soffrire” prosegue Craveri, “sono soprattutto quelle dislocate in superficie o lontane dal seme che in condizione di scarsa umidità del suolo possono andare incontro a problemi di sviluppo”.

Il monitoraggio offerto dal Servizio Fftosanitario Regione Lombardia, come spiega lo stesso Craveri, comprende una parte di osservazione in campo ed una di valutazione degli andamenti di crescita basata su un modello americano che impiega i 'gradi giorno'.

Infatti, come spiega l'esperto, “il prosieguo dello sviluppo della Diabrotica è legato alla disponibilità di calore. Nei prossimi due-tre giorni abbiamo previsto la presenza in diverse zone della Regione di larve di prima età. Il che” prosegue, “può essere letto come l'ingresso nella fase di grossa e reale presenza delle larva di prima età in campagna”.

Pur a fronte di una previsione senza precipitazioni per tutta la settimana, come prosegue Craveri, “una valutazione sulla quantità di larve che alle attuali condizioni saranno in grado di sopravvivere, è difficile. Potrebbero verificarsi” osserva l'agronomo Arpa, “perturbazioni organizzate tra sabato e domenica. In questo caso si risolverebbero i problemi per il mais ma anche per le larve. Va considerato però” prosegue “che qualora fossimo già ad uno stadio di presenza di larve del 50-60%, una buona percentuale potrebbe essere andata incontro a problematiche di sviluppo”.

La maggior parte dei maiscoltori” afferma Carlo Franciosi presidente Coldiretti di Milano e Lodi, “ha correttamente utilizzato i trattamenti di abbattimento degli adulti riducendo così il numero delle larve nell'annata successiva e, in considerazione dell'impossibilità di pretrattare a mezzo della concia, ha impiegato idonei fitofarmaci sulla fila per proteggere il seme”.

 

Al momento, infatti, la dibattuta pratica della concia del seme è sospesa e in attesa di una valutazione da parte del Ministero che dovrebbe esprimersi entro il 30 di giugno per definire se renderla disponibile per il prossimo anno o se, al contrario, ritirarla. “La nostra speranza” ha proseguito Franciosi, “è che i neonicotinoidi vengano riammessi così da poterli impiegare l'anno prossimo. Il seme conciato” prosegue “garantisce risultati molto migliori anche solo sulla produzione. Se si scopre che la moria delle api è collegata al loro impiego, come però pare non sia, sarà necessario trovare una soluzione in grado di proteggere le api tutelando anche i maiscoltori”.

Nel frattempo, resta una buona alternativa il ricorso a biodisinfestanti e all'avvicendamento che, spiega Agosti “sappiamo essere la migliore strategia di contenimento verso un insetto il cui sviluppo è favorito dalle monosuccessioni” oltre a, quando necessario, un trattamento adulticida. “La lotta” rinforza Craveri, “è un insieme di accorgimenti e la salvezza non è la chimica tout court. In alcune situazioni” conclude, “la concia è interessante e in due casi su tre da buoni risultati, ma quando è possibile ricorrere all'avvicendamento, anche una concia con buoni risultati può essere evitata”.