Fra le principali domande che tutti gli agricoltori si fanno quando meditano di giocare la partita dell'agrivoltaico c'è la questione di come potrebbero variare le rese. D'altra parte, altri interrogativi riguardano la meccanizzazione al di sotto dei pannelli fotovoltaici e la gestione delle ombre degli stessi, quest'ultima inevitabilmente collegata alle rese.
Gli impianti in Italia ancora sono pochissimi, anche se presto quelli progettati dovranno vedere la nascita, non foss'altro perché i fondi Pnrr (1,1 miliardi in totale destinati specificamente all'agrivoltaico) hanno portato, nel 2024, a cinquecentoquaranta progetti ammessi a finanziamento e questi dovranno essere allacciati entro giugno 2026. Altri dati recenti che si conoscono e che sono consultabili sul report del primo trimestre 2025 della Commissione Tecnica Pnrr-Pniec, riguardano i sessantanove pareri di Valutazione d'Impatto Ambientale (Via) per impianti agrovoltaici emessi dalla Commissione. Cinquantaquattro di questi sono risultati positivi.
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Durante l'edizione 2025 di Macfrut, a Rimini, fra i temi discussi durante diversi convegni che si sono tenuti all'Agrisolar Arena del Salone Agrivoltaico, c'è stato anche quello dei risultati che ci si può aspettare da impianti agrivoltaici, dal punto di vista agronomico.
Chi lavora da una decina d'anni sul tema agrivoltaico è il team di ricerca del professore Stefano Amaducci del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili (Diproves) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
Durante la conferenza "Agrivoltaico: le sfide del futuro per un'agricoltura resiliente e sostenibile" a cura di Legambiente, Giorgio Impollonia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ha raccontato i progetti di ricerca del team che, fra l'altro, ha inaugurato nell'ottobre 2024 un nuovo impianto presso il campus dell'università: a 5 metri da terra, con tecnologia a inseguimento biassiale e due diversi pitch, ovvero la distanza fra i pali di supporto di due file di pannelli (15 metri e 18 metri). "Un'agricoltura meccanizzata è possibile in contesti agrovoltaici ben progettati", ha detto Giorgio Impollonia specificando che la meccanizzazione utilizzata nell'impianto è quella classica, non progettata appositamente.
Fra i dati ottenuti negli anni dal gruppo di ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che oltre al nuovo impianto ne ha installati altri due, c'è l'aumento dell'efficienza d'uso dell'acqua del 15% e il fatto che i giorni di stress idrico si riducono fino al 60%.
Dai primi risultati preliminari di studi sperimentali, il gruppo ha stabilito, confrontando due ibridi di mais, uno che prevede semina ad alta densità e uno a bassa, che in condizioni di ombreggiamento la competizione per la luce aumenta e quindi sono favoriti gli ibridi adatti all'alta intensità. Giorgio Impollonia ha sottolineato alcuni concetti, fra questi il fatto che "ad oggi basarsi esclusivamente sui dati a disposizione per la resa in agrivoltaico non è sufficiente per rispondere in maniera esaustiva a domande come quella che riguarda la stima del potenziale calo produttivo delle colture in specifiche configurazioni agrivoltaiche".
Ecco perché il gruppo ha sviluppato modelli di simulazione che restituiscono analisi di scenario, prevedendo gli effetti a lungo termine di diverse configurazioni di pannelli in modo da ottimizzare le scelte, in base a molteplici fattori. "La piattaforma di simulazione - ha detto - è capace di riprodurre le complessità degli impianti dovute alle ombre dinamiche proiettate dai pannelli. Questa piattaforma integra modelli radiativi per simulare le ombre e modelli colturali per prevedere impatti sul resa e su efficienza acqua".
Chi ha dati di due anni di sperimentazione su un impianto di piccoli frutti sotto agrivoltaico è Fondazione Agrion, istituto di ricerca piemontese. A presentare i risultati a Macfrut 2025 c'era Cristiano Carli, responsabile della Sezione Ortaggi, Fragola e Piccoli Frutti, che ha parlato alla nuova Berry Area della fiera riminese.
L'impianto si trova a Manta (Cn), ventotto vasi di mirtillo americano, varietà Brigitta Blue al quinto anno, sono stati posizionati su quattro file sotto quattro serie di pannelli (superficie 84 m2) a regolazione dinamica della trasmissione della luce, orientati a Sud, a un'altezza di 2,3 metri. Sul lato Nord sono state posizionate barriere in plexiglass. Il sesto d'impianto è 1,2 metri per 1,5 metri. L'impianto è dotato di irrigazione a goccia, pacciamatura bianca. Da novembre a marzo è in full energy, da aprile a ottobre è ombreggiato al 60%. Essendo una sperimentazione portata avanti appunto dalla Fondazione Agrion, è presente un impianto testimone con venti vasi, con pacciamatura nera e sotto rete antigrandine. L'ombreggiamento da maggio a ottobre è al 20%.
Fra i diversi piccoli frutti Agrion ha scelto di mettere alla prova il mirtillo perché il Piemonte è la prima regione per diffusione e dal 2006 ha visto una crescita vertiginosa delle superfici. Secondo gli ultimi dati oggi gli ettari coltivati in Piemonte sfiorano i 700. L'idea di integrare la produzione di mirtilli con la produzione di energia potrebbe significare una interessante integrazione di reddito per gli agricoltori.
Per portare avanti la loro sperimentazione, i ricercatori di Agrion hanno raccolto dati che riguardano l'osservazione e lo sviluppo di patogeni e fitofagi sotto i pannelli (Ceroplastes e Drosophila suzukii), guardato alle epoche di rottura delle gemme, fioritura, maturazione e caduta foglie. Hanno compiuto rilievi qualitativi e quantitativi sul raccolto. Osservato l'ombreggiatura e le temperature.
"L'ombreggiamento può essere variato sulla base di un algoritmo che la ditta ha inserito e quindi parliamo di un ombreggiamento che abbiamo utilizzato, nel periodo di riposo delle piante, fino all'80%, quindi per andare a massimizzare la produzione elettrica. Nel periodo vegetativo invece l'impianto è stato posizionato in modo da ottenere un ombreggiamento del 60%, per provare a mettere nel maggior stress possibile le piante al di sotto dell'impianto".
La sperimentazione va avanti ma intanto qualche conclusione si può già trarre. "Si è visto che la struttura, così posizionata, ci ha permesso di valutare l'influenza sulle temperature. Si è visto che le temperature minime hanno un leggero aumento (+0,6°C). Le massime sono scese di 0,8°C. Quindi sostanzialmente si evince che la struttura potrebbe essere utile per quanto riguarda le protezioni da microgelate. Nel periodo estivo, visti anche i cambiamenti climatici, c'è la necessità di avere magari protezioni, di abbassare i livelli di temperatura e quindi evitare stress alle piante, senza poi dimenticare anche a livello di precipitazioni. Come si è visto quest'anno, con precipitazioni copiose e protratte nella stagione, ci potrebbero essere vantaggi dal punto di vista dello sviluppo dei patogeni come botrite, in epoca di maturazione".
Dal punto di vista della resa nel 2023 c'è stata una produzione inferiore sotto i pannelli, rispetto al testimone. Al contrario, nel 2024, si è prodotto di più. Lo scorso anno nel periodo di allegagione le temperature erano sottozero.
Mirtilli e agrivoltaico
Fra gli impianti commerciali risultati in posizione utile in graduatoria dopo il primo bando Pnrr, c'è il progetto agrivoltaico dell'Azienda Agricola Fondazione Daniele Moro che si trova a Morsano al Tagliamento (Pn). Un progetto particolare, raccontato durante la conferenza "Coltivare energia: l'agricoltura scopre l'agrivoltaico" curata da Italia Solare, da Giovanni Cattaruzzi, presidente della Fondazione e consigliere del Collegio Nazionale Periti Agrari.
L'impianto agrivoltaico prevede il pascolo di bovini, in particolare di manze gravide (dieci-dodici mesi) di razza Pezzata Rossa Italiana. Il pascolo è su cotico erboso ed è prevista un'area per l'abbeveraggio e di riparo in caso di pioggia. Tecnicamente si tratta di tracker monoassiali a inseguimento con pannelli bifacciali. Il pitch è di 5,5 metri per assicurare sufficiente ombreggiamento, mentre l'altezza minima dei pannelli è di 2,10 metri. L'azienda agricola si estende su una superficie di 300 ettari e, oltre a coltivare estensive come mais, cereali autunno vernini, erba medica, alleva bovini da latte Pezzata Rossa Italiana di alta genealogia in una stalla tecnologica.
"Per strutturare l'impianto - ci ha raccontato Cattaruzzi - siamo partiti dall'analisi del sito. Se questo sito avrebbe potuto ospitare un'attività di questo tipo, se il prato che andremo a coltivare trova un terreno adatto, un clima favorevole. Poi abbiamo considerato anche la nostra capacità di poter sostenere un'attività di questo tipo, poter quindi garantire la guardiania, l'assistenza veterinaria e tutti i servizi che sono necessari per condurre questa piccola mandria che sarà ospitata al di sotto dei pannelli".
L'impianto agrivoltaico prevede il pascolo di bovini, in particolare di manze gravide di razza Pezzata Rossa Italiana
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