Il settore dell'allevamento viene spesso criticato per l'impatto che ha sul clima, visto che i reflui zootecnici, come la digestione enterica delle vacche, portano alla produzione di metano, un potente gas ad effetto serra. Ma tale gas, se correttamente gestito, può diventare una risorsa economica preziosissima, in grado di diversificare il reddito di una azienda agricola.
È il caso di Cascina Bosco Gerolo, una società agricola di Rivergaro (Piacenza) che ha fatto della diversificazione e dell'economia circolare i suoi tratti distintivi. Oltre ad avere una stalla con circa trecentottanta Frisone in lattazione, è presente anche un caseificio interno, un agriturismo con annesso Bed and Breakfast e una fattoria didattica. Ma la vera novità è la pompa di metano fronte strada, dove qualunque automobilista può fermarsi per fare il pieno ad un prezzo competitivo.
"Oggi abbiamo due biodigestori che sono alimentati con i reflui zootecnici della stalla. Il primo produce elettricità da biogas, che utilizziamo in autoconsumo, il secondo invece genera biometano che raffiniamo, stocchiamo e vendiamo agli automobilisti", ci racconta Nicoletta Cella, socia di Cascina Bosco Gerolo.
"La nostra pompa di metano è l'esempio di come un potenziale problema, gli escrementi bovini, può trasformarsi in una risorsa preziosa, che oggi concorre in maniera importante alla formazione del reddito aziendale". Si tratta insomma di un bell'esempio di economia circolare, in cui uno scarto diventa nuova risorsa.

Il biogas, che nell'impianto di cogenerazione viene bruciato tal quale, viene invece raffinato al 98% per essere venduto per autotrazione
(Fonte foto: Cascina Bosco Gerolo)
Dall'idea alla realizzazione: una scelta di economia circolare
L'idea di produrre biometano nasce nel 2016, quando l'azienda inizia a valutare come gestire i reflui e integrare le energie rinnovabili nel proprio modello multifunzionale. "Il progetto è partito come studio e ricerca per capire come trasformare i reflui della stalla in una risorsa", spiega Nicoletta Cella. Dopo aver avviato nel 2019 un impianto per la produzione di energia elettrica da biogas per autoconsumo (impianto di cogenerazione da 150 kWel), Cascina Bosco Gerolo ha successivamente realizzato un secondo biodigestore per la produzione di biometano destinato all'autotrazione.
Una scelta quasi obbligata, dal momento che l'immissione in rete del gas non era possibile per la distanza dalla rete di distribuzione, ma anche perfettamente coerente con l'impostazione aziendale, già aperta al pubblico grazie all'agriturismo e allo spaccio aziendale.
Come si produce, si purifica e si vende il biometano
Il cuore dell'impianto è il biodigestore (realizzato da BST) alimentato per il 70% da reflui zootecnici provenienti dalla stalla, completati da trinciato di triticale di secondo raccolto e paglia. "Non usiamo mais, in linea con la certificazione nazionale sui biocarburanti", precisa Nicoletta Cella.
Il biogas prodotto viene poi inviato a un impianto di upgrading (realizzato da Hysytech) che prevede diverse fasi: inizialmente passa in colonne di scrubber ad acqua per una purificazione grossolana, poi in filtri a carboni attivi per rimuovere i Composti Organici Volatili (VOC) e l'idrogeno solforato, infine attraversa tre stadi di membrane che separano il metano puro dagli altri gas. Il metano, una volta purificato a oltre il 98%, viene stoccato in appositi serbatoi.

L'impianto viene alimentato con i reflui zootecnici e i sottoprodotti agricoli
(Fonte foto: Cascina Bosco Gerolo)
Il biometano così ottenuto alimenta la pompa di rifornimento fronte strada, aperta a chiunque voglia fare il pieno a un prezzo competitivo, e fornisce carburante per le auto aziendali, i furgoni per la distribuzione dei prodotti del caseificio e anche per macchine agricole, come il carro miscelatore e il sollevatore telescopico, tutti convertiti per funzionare a metano.
Tra burocrazia e autorizzazioni: un percorso complesso
Realizzare un impianto di questo tipo non è stato semplice, soprattutto perché al momento della progettazione non esistevano esempi simili in Italia per la produzione di biometano destinato all'autotrazione in ambito agricolo. "Abbiamo affrontato un percorso lungo e complesso, reso ancora più difficile dalla pandemia, che ha bloccato molti uffici pubblici", racconta Nicoletta Cella.
L'autorizzazione principale per avviare l'impianto è stata l'Autorizzazione Unica Ambientale (Aua), che ha richiesto la valutazione e il parere di diversi enti, tra cui Asl, Arpae, regione e comune. A questo si sono aggiunti gli adempimenti legati all'Ufficio delle Dogane, ai Vigili del Fuoco e alle certificazioni Gse, oltre alla qualifica rilasciata da Bureau Veritas per il rispetto dei criteri di sostenibilità. "È stato un vero e proprio percorso ad ostacoli, che però ci ha permesso di crescere professionalmente", ci spiega Nicoletta Cella.
Una gestione quotidiana, tra impegno e opportunità
"Un biodigestore è un impianto vivo, come una vacca: va alimentato ogni giorno, controllato e gestito", sottolinea Nicoletta Cella. La gestione quotidiana richiede attenzione, sia per il corretto funzionamento dell'impianto sia per l'adempimento delle pratiche burocratiche necessarie per mantenere le certificazioni. Un impegno che però viene ripagato.

La pompa di metano è liberamente accessibile per gli automobilisti dalla strada
(Fonte foto: Cascina Bosco Gerolo)
Da un lato, l'impianto genera un reddito diretto attraverso la vendita del biometano alla pompa, a cui si sommano gli incentivi erogati sotto forma di Certificati di Immissione in Consumo (Cic). Dall'altro, l'uso interno del metano per l'alimentazione dei mezzi aziendali consente un risparmio importante sui costi di gestione, rendendo l'impianto doppiamente strategico per l'azienda.
La questione delle accise sul metano prodotto
Un aspetto molto interessante è che anche sul fronte fiscale, l'attività di vendita di carburanti è inquadrata come agricola, poiché l'alimentazione del biodigestore avviene esclusivamente con reflui e sottoprodotti agricoli. Dalle tasse però non si scappa: il metano venduto agli automobilisti è soggetto ad accise ed Iva, ma anche sul metano utilizzato per l'autotrazione interna vengono regolarmente pagate le accise, con una rendicontazione rigorosa che prevede il calcolo delle quantità massime annuali e il relativo pagamento delle imposte.
"Nonostante queste difficoltà, tecniche e burocratiche, siamo contenti di aver realizzato questo impianto, che ci permette di essere più sostenibili e redditizi", conclude Nicoletta Cella. L'esperienza di Cascina Bosco Gerolo dimostra come un allevamento zootecnico possa non solo ridurre il proprio impatto ambientale, ma trasformare uno scarto in una risorsa economica strategica, generando nuove opportunità di reddito e rendendo più resiliente l'azienda alle sfide del settore.






























