L'effetto del correttivo apportato nell'ultima Finanziaria al sistema dei certificati verdi si sta facendo sentire pesantemente sui prezzi, ormai prossimi a scendere sotto il livello dei 70 euro/MWh, ben lontano quindi dal prezzo di riferimento (112) (QE 26/3). Ma il crollo è destinato a proseguire nel prossimo futuro, avendo alla base una causa strutturale.
Questo l'allarme lanciato da Luigi De Paoli (Iefe-Bocconi), nel corso del seminario dedicato agli strumenti di mercato per incentivare gli investimenti e l'innovazione in relazione agli obiettivi europei organizzato dal Gme a Milano, presso la sede di Assolombarda. L'obbligo di ritiro dei certificati verdi scaduti da parte del Gse, per il quale l'ultima Finanziaria ha modificato il prezzo di ritiro, stabilendo che dovrà corrispondere al valore medio dei certificati registrato l'anno precedente, non sembra dunque più in grado di garantire la copertura del rischio di investimento nelle fonti rinnovabili.
'Il punto di equilibrio', ha avvertito De Paoli, 'è in casi come questo lo zero'. Parlando dei possibili correttivi, De Paoli ha segnalato che, in generale, i sistemi di incentivazione basati sulle quote (in questo caso di energia elettrica da produrre con fonti rinnovabili), risultano meno efficienti dei sistemi basati su una tariffa di acquisto fissata dal decisore pubblico, come nei casi del CIP6 e più recentemente del 'Conto energia'. Non va trascurata, nell'analisi di De Paoli, anche la terza via, costituita dalla possibilità di fissare un monte incentivi a tutte le rinnovabili, da ripartire in seguito attraverso una competizione regolata delle varie fonti.