“L’agricoltura italiana, specialmente se condotta correttamente dal punto di vista ambientale, può ridurre le sue emissioni in atmosfera e contribuire ad assorbire la CO2 prodotta da altri settori. Ciò può avvenire attraverso una diffusione delle produzioni biologiche che, riducendo l’uso dei fertilizzanti e pesticidi chimici, abbattono le emissioni dal 10 al 50 per cento, una diminuzione delle lavorazioni superficiali del terreno, un adeguato sviluppo di biomasse per finalità energetiche in sostituzione delle fonti fossili”. E’ quanto ha sottolineato il vicepresidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori Enzo Pierangioli, in occasione della prima giornata della Conferenza sul clima tenutasi ieri a Roma. Pierangioli ha ricordato il decalogo della Cia attraverso il quale i produttori agricoli possono contribuire all’adattamento climatico. Un decalogo che prevede la riduzione del 15 per cento dell’uso dell’acqua, del 20 per cento dell’impiego di fitofarmaci, del 15 per cento delle lavorazioni superficiali dei terreni; l'aumento del 25 per cento delle produzioni di biomasse, del 10 per cento del biologico e del 3 per cento dei rimboschimenti; il recupero di antiche varietà per l’“aridocoltura” e la sperimentazione; la messa in produzione di 30/40 colture idroresistenti.