Dopo la soia e il mais, le noccioline potrebbero essere la nuova pepita d'oro del mercato dei biocarburanti. O almeno è quanto ritengono gli scienziati dell'Ars-Agricultural Research Service che stanno studiando diversità varietà di arachidi allo scopo di produrre biodiesel.
Attualmente l'agronomo Wilson Faircloth del Laboratorio nazionale di ricerca dell'Ars sito a Dawson e Daniel Geller, ingegnere all'Università della Georgia, stanno effettuando test su una varietà di arachidi chiamata Georganic: si tratta di una tipologia che non si adatta agli standard di commestibilità attualmente in commercio, ma si caratterizza per un elevato grado oleoso e bassi costi di produzione.
Georganic e altre varietà dalle stesse caratteristiche rappresentano il futuro del biodiesel. Questi arachidi possono infatti essere piantati e coltivati con una sola applicazione di erbicida rispetto alle 3 o 4 applicazioni solitamente utilizzate durante il periodo di coltivazione degli arachidi commestibili. Inoltre, vengono coltivati senza fungicidi, solitamente uno dei maggiori costi di produzione. Al fine di ridurre ulteriormente i costi di produzione e incrementare il raccolto, il gruppo di ricercatori americani sta esaminando tecnologie come l'agricoltura conservativa e la selezione di varietà dall'elevata tollerabilità alle più diverse malattie. Attualmente, sono 24 le varietà studiate per il progetto relativo al biodiesel, inclusa la Georganic. Per molte varietà vengono testate le performance sul campo e il loro olio analizzato per conoscere l'efficienza energetica del biodiesel. E' stato inoltre scoperto come gli arachidi da un'elevata composizione di acido oleico siano in grado di creare la miglior qualità di biodiesel. Oggigiorno, l'olio di semi di soia è la principale fonte utilizzata negli Stati Uniti per produrre biodiesel. Se i semi di soia possono produrre circa 50 galloni di carburante per ogni acro, gli arachidi possono invece produrre da 120 a 130 galloni di biodiesel sempre per ogni acro.