Non solo condizioni di schiavitù, l’importazione di biocombustibili dall’estero presenta bilanci energetici ed ambientali negativi con il consumo aggiuntivo di carburanti per il trasporto, inquinamento e disboscamenti forestali. E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento alle denunce sulle condizioni di lavoro vicine alla schiavitù a cui sono costretti i lavoratori nella raccolta della canna da zucchero per la produzione di biocarburanti in Amazzonia. Secondo un'analisi Coldiretti per l’importazione di olio vegetale di origine brasiliana il chilometraggio percorso con la nave è di oltre 9mila km con un consumo energetico che corrisponde al 6% dell'energia dei prodotti trasportati, mentre per quello in arrivo dal Congo per una distanza di oltre 5mila km si consuma il 3,3% dell'energia trasportata. Ai costi di natura energetica si aggiungono quelli ambientali con il disboscamento di intere foreste. L'Italia dispone - sostiene la Coldiretti - dei terreni, delle professionalità e delle tecnologie adeguate a sviluppare all'interno dei confini la produzione di bioenergie. L'ultima legge finanziaria - riferisce la Coldiretti - prevede che i biocarburanti come il biodiesel o il bietanolo ottenuti dalle coltivazioni agricole devono essere distribuiti in Italia nel 2007 in una quota minima dell'1% di tutto il carburante (benzina e gasolio) immesso in consumo. L'utilizzazione di biocarburanti made in Italy offre un contributo concreto per contrastare i cambiamenti del clima e il riscaldamento globale con il biodiesel che consente di ridurre dell'80% le emissioni di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50% quelli di particolato e polveri sottili.