Negli ultimi anni la cerasicoltura, grazie anche all'innovazione tecnologica e varietale, ha decisamente migliorato i propri standard produttivi.

In modo particolare, oltre all'introduzione di varietà dalle caratteristiche qualitative elevate, grande importanza hanno avuto l'introduzione dei portinnesti nanizzanti e l'impiego di coperture antipioggia: strumenti che hanno permesso d'aumentare la densità d'impianto e di ridurre rischi e problematiche.

'Da oltre trent’anni la cerasicoltura italiana - spiega Walter Monari, direttore del Consorzio per la Ciliegia, la Susina e la Frutta Tipica di Vignola - vive una continua evoluzione, con un forte sviluppo di nuovi impianti (considerati una valida alternativa alle colture tradizionali, maggiormente soggette a gravi e ripetute crisi di mercato) contraddistinti da caratteristiche bio-agronomiche competitive ed innovative, come la minor dimensione dei fruttiferi, grazie a specifiche forme di allevamento; un ammodernamento incessante sia nelle tecniche agronomiche e colturali che nelle caratteristiche delle piante e dei frutti con specifiche organolettiche richieste dal mercato. Non si può più pensare ad un'unica tecnica di coltivazione come si faceva un tempo per le varietà tradizionali, oggi è necessario conoscere le esigenze di ogni singola cultivar per riuscire a sfruttarne al meglio le potenzialità.'

La coltura del ciliegio in Italia interessa una superficie di circa 28.000 ettari, concentrati in poche regioni e circoscritti ulteriormente al loro interno in limitati territori ad elevata vocazione. La produzione nazionale di ciliegie dolci, che costituisce il 90% della produzione totale, è infatti localizzata in quattro regioni: Puglia, con il 30%, Campania (23%), Emilia-Romagna (18%) e Veneto (15%). Questa concentrazione territoriale ha permesso la specializzazione degli agricoltori, in grado di produrre ciliegie di elevata qualità, caratteristica che da sempre contraddistingue la cerasicoltura nazionale.

 

La pioggia, un problema per le ciliegie
La pioggia rappresenta per il ciliegio un'avversità insidiosa. La caduta diretta della pioggia sui frutti causa gravi effetti dovuti principalmente ad una serie di circostanze fisiche che si vengono a creare in quelle condizioni di rapida crescita del frutto (oltre che all'irraggiamento solare ed gli sbalzi termici). Il risultato è lo sviluppo di spaccature del frutto comunemente denominate cracking, un fenomeno che comporta la non commercializzazione del prodotto oltre ad essere porta d'ingresso per malattie come ad esempio la Monilia.

Per difendere le coltivazioni e salvaguardare la produzione da questo tipo d'avversità sono stati messi a punto particolari sistemi di protezione antipioggia che prevedono la copertura delle colture con teli di plastica. Pur rappresentando un notevole costo per l'azienda, soprattutto in rapporto al modesto periodo stagionale reale d'utilizzo, queste coperture oggi vengono molto impiegate a tutela dell'investimento fatto nell'impianto. Questo aspetto del costo elevato assieme al limitato impiego giocano un ruolo determinante nella scelta dell'azienda.

 

Una soluzione per l'agricoltore

Per cercare di far capire al meglio alcuni aspetti tecnici di quest'importante tecnica abbiamo chiesto alcune considerazioni ad un'azienda leader nel settore impiantistica. 'Il telo antipioggia - spiega Alessandro Valente di Valente Pali Spa - è una copertura usata nelle coltivazioni di ciliegio e piccoli frutti per prevenire la rottura del prodotto e la conseguente impossibilità di vendita. Infatti con la pioggia il frutto si bagna, si gonfia e poi si spacca, favorendo la crescita di muffe e marciumi. Una protezione antipioggia è molto simile per aspetti costruttivi ad una tensotruttura per l'impianto antigrandine classico. Gli elementi caratteristici restano gli ancoraggi su tutto il perimetro e le funi trasversali e longitudinali. La differenza principale tra gli antipioggia e gli antigrandini è rappresentata dalla maggiore robustezza richiesta dalla struttura atta a sorreggere il telo antipioggia che essendo impermeabile è maggiormente soggetto a sollecitazioni da vento. Inoltre, proprio per cercare di dare maggiore superficie di sostegno, il numero dei pali richiesti sarà di circa un terzo in più rispetto all'antigrandine (i pali saranno sempre di cemento precompresso e di altezza adeguata alla taglia delle piante).

'Altro elemento importante nella gestione della struttura - continua Alessandro Valente - è rappresentato dal telo, che da solo permette d'assicurare luminosità e notevole durata nel tempo. Esso viene normalmente predisposto con un'inclinazione del 40% fissandolo nelle apposite occhiellature predisposte ogni 30 cm. La parte di spazio che rimane non coperta dal punto di fissaggio del telo alle funi è importante punto di arieggiamento per contrastare l'eccessivo innalzamento che si potrebbe verificare al di sotto del telo. Il telo antipioggia possiamo dire che è un tipo di copertura che si sta andando diffondendo sempre di più tra le moderne coltivazioni, preservandone il frutto e favorendone l'anticipo di produzione dato dal microclima che si forma sotto la copertura.'

 

Il telo antipoggia valente è costituito da polietilene ad alta densità (HDPE), arricchito con sostanze che producono, nella misura necessaria, un effetto termico e coibente. Tali condizioni sono in grado di portare a maturazione il prodotto con un anticipo, variabile in funzione della varietà di frutto e delle condizioni climatiche generali, di 20/30 giorni rispetto al prodotto scoperto. Gli impianti di copertura “SIKURO” studiati dai tecnici Valente per essere efficienti e semplici nella gestione, sono strutture sicure e stabili, in grado di consentire all’agricoltore una manutenzione facile e rapida. Anche gli accessori necessari all’impianto rispondono a questa stessa filosofia; tutta la famiglia di articoli KOPERTURA sono stati studiati per essere resistenti e semplici da usare.

 

  Unità di misura Valore Metodo di test
Proprietà dimensionali (Tolleranza sullo spessore nominale)      
Spessore medio Micron +/- 5% ISO 4591
Spessore punto a punto Micron +/- 15% ISO 4593
Tolleranza di larghezza mm Da 0% a +2% ISO 4592
Proprietà meccaniche      
Limite di rottura a trazione longitudinale MD+TD N/mm2 >=24 EN ISO 527-3
Allungamento alla rottura MD+TD % >=650 EN ISO 527-3
Resistenza allo strappo N >=28 ISO 6383-2

Resistenza all'impatto (test del dardo a caduta libera)

Zona piatta

Zona ripiegata

 

g

g

 

 

>=550

>=N.D.

 

ISO 7765-1 A

ISO 7765-1 A

 

Proprietà termiche ed ottiche      
Emissione totale di luce sul visibile % >=86 EN 2155-5
Luce diffusa % >=30 EN 2155-5
Altre proprietà      
Allungamento alla rottura dopo esposizione % >=50 ISO 4892-2
Durata      
Classe del film   D EN 13206

Durata

Ore >=6000 ISO 4892-2
Vita attesa

Mesi

Mesi

Mesi

45

33

24

 

70-100 Kly area

100-130 Kly area

130-160 Kly area

 

La rete antigrandine deve essere costruita con materiali di alta qualità e realizzata con la migliore tecnica in modo da avere un telo molto leggero ma altrettanto resistente e duraturo. Sono dunque fondamentali la qualità del filo e della materia prima utilizzata, nonché la tecnica di tessitura. Il filo utilizzato dalla società Valente per tessere le reti antigrandine ha diametro nominale di 0,31mm: tale diametro ci garantisce una resistenza di almeno 3 kg per filo. La rete antigrandine Valente è realizzata lavorando il monofilo con una particolare tecnica chiamata tessitura a telaio; la maglia che si ottiene con questo tipo di lavorazione è di forma rettangolare 2,8 x 8mm ed è indeformabile, cioè le dimensioni non variano quando la rete è sottoposta ai carichi della grandine.