Lo sbalzo termico verso il basso dei giorni scorsi ha portato una benefica discesa nelle temperature dei mari italiani, ricondotte a livelli più in linea con le medie del periodo. Secondo i dati del programma europeo Copernicus e dell'Ecmwf, European Centre for Medium Range Weather Forecasts, a livello mondiale si registrano, da oltre un anno, le acque marine più calde di sempre, così come conferma il report "European State of the Climate 2023" per quelle che bagnano i confini esterni del Vecchio Continente.
L'ondata di freddo fuori stagione ha però accresciuto il rischio di gelate notturne e relativi danni a colture soprattutto al Sud, dove la ripresa vegetativa era stata più spinta, a causa della latitudine e dell'inverno primaverile appena trascorso. Giungono infatti segnalazioni di problemi su vite in media quota tra Puglia e Campania per gelo e grandine. E purtroppo le perturbazioni che hanno colpito la penisola non sempre hanno raggiunto il Sud, lasciando le regioni già "a secco" senza benefici significativi. Una su tutte, la Sicilia, dove la situazione si va aggravando di ora in ora.
Sud solo sfiorato dalla pioggia
Infatti, secondo il report dell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, chi non pare beneficiare dell'instabilità climatica di questi giorni sono la Sicilia e la Calabria dove, ad esempio, il fiume Lao è al 43% della portata media di questo periodo e l'Ancinale tocca addirittura -95% (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile Calabria); entrambe le regioni sono caratterizzate da enormi deficit idrici, a causa di molti mesi privi di significative precipitazioni.
In Puglia, nei giorni scorsi, si sono registrate piogge sull'Alto Salento (quasi 10 millimetri) e sul Leccese (fino a 5 millimetri), ma i bacini del Tavoliere trattengono il 37% di acqua in meno rispetto al 2023, cioè mancano oltre 112 milioni di metri cubi.
Non va meglio in Basilicata, dove è impietoso il confronto tra la quantità d'acqua invasata quest'anno e negli anni passati: nella seconda metà di aprile 2023, rovesci torrenziali avevano fatto confluire ben 14 milioni di metri cubi d'acqua nei bacini della regione; attualmente le disponibilità idriche sono più che dimezzate (-54%) ed il deficit, nonostante un recente apporto di piogge (2,74 milioni di metri cubi), si attesta a quasi 124 milioni di metri cubi (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).
Sicilia, pronti gli atti per lo stato di emergenza nazionale
Intanto, la Giunta della Regione Siciliana ha trasmesso a Roma, lo scorso mercoledì 24 aprile, tutta la documentazione necessaria per ottenere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia. Nel dossier, le soluzioni proposte dalla Cabina di Regia guidata dal presidente della Regione e coordinata dal capo della Protezione Civile regionale per porre freno in tempi rapidi alla crisi dovuta alla mancanza di piogge. Si aspetta ora che il Consiglio dei Ministri proceda con la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità, provvedimento atteso per questa settimana insieme allo stanziamento delle prime somme per gli interventi più urgenti.
Il gruppo di lavoro, impegnato anche in questi giorni in continue riunioni, ha individuato gli interventi necessari, differenziati a seconda dei tempi di realizzazione. Tra quelli di rapida attuazione, l'acquisto di nuove autobotti per i comuni siciliani in crisi, la rigenerazione dei pozzi e delle sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte esistenti, la realizzazione di nuove condotte di bypass.
Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio del dissalatore di Porto Empedocle, nell'agrigentino, e di uno dei due tra quelli di Trapani e Gela (nel nisseno), operazione che richiederà tempi e procedure di gara più lunghe. Nello stesso tempo, il Dipartimento Regionale di Protezione Civile ha istituito nove tavoli tecnici presso il Genio Civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del Dipartimento delle Acque, dei consorzi di bonifica, e dell'Autorità di Bacino. Ne sono scaturite numerose proposte di interventi urgenti, passate al vaglio della Cabina di Regia. Inoltre, diverse riunioni sono state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna.
Piana di Catania, attività di recupero acqua dispersa
Sono iniziati oggi, lunedì 29 aprile 2024, e dureranno tre giorni i lavori ad opera del Consorzio di Bonifica di Catania per canalizzare provvisoriamente le acque del fiume Simeto a valle della traversa di Ponte Barca, dove si registrano perdite dalle paratoie. Lo ha stabilito la Cabina di Regia per l'Emergenza Idrica, guidata dal presidente della Regione Siciliana, in attesa delle riparazioni definitive già finanziate dalla Protezione Civile regionale e per le quali occorrerà un intervento che durerà circa due mesi.
La deviazione temporanea non richiede opere ad impatto ambientale e consentirà di poter immettere su alcune zone del territorio della Piana di Catania, attraverso i canali del Consorzio di Bonifica, circa 600 litri di acqua al secondo, una fornitura che sarà disponibile anche nei mesi estivi. Questa operazione consentirà agli agricoltori della zona di sopperire parzialmente ai gravi problemi di irrigazione di cui soffre il territorio, dove gli invasi sono quasi vuoti e dove in condizioni stabili l'approvvigionamento è di circa 3mila litri di acqua al secondo.
Il piano per effettuare i lavori ha già ottenuto l'autorizzazione del Genio Civile e dell'Autorità di Bacino Regione Sicilia che, nei giorni scorsi, hanno effettuato i sopralluoghi e prevede un movimento di terra a valle nell'alveo per poter incanalare le acque all'interno di un adduttore che porterà l'acqua nella zona di irrigazione.
Italia centrale, sperando nella neve
Notizie preoccupanti arrivano anche dall'Abruzzo, dove il deficit pluviometrico registrato nei primi quattro mesi del 2024, unitamente alla poca neve caduta sull'Appennino, ha quasi dimezzato la quantità d'acqua trattenuta nel bacino di Penne, il principale ad uso irriguo, dove mancano all'appello circa 3.600.000 metri cubi; fiducia si ripone nello scioglimento del manto nevoso presente a Campo Imperatore (34 centimetri) e che potrebbe incrementare la portata del fiume Tavo, che alimenta l'invaso.
Nel Lazio il livello del lago di Bracciano rimane, come un anno fa, 1 metro al di sotto dello zero idrometrico, mentre continua a calare il piccolo lago di Nemi, ora 34 centimetri sotto il livello del 2023. Il fiume Tevere rimane largamente sotto media, così come decrescente è il livello dell'Aniene, mentre incrementi si registrano nei flussi della Fiora.
In Umbria crescono le portate dei fiumi Velino e Topino, mentre cala il Chiascio e l'altezza idrometrica del lago Trasimeno scende a -1,28 centimetri.
"È la persistente condizione di allarme ecosistemico nel principale lago dell'Italia centrale, l'immagine di un Paese che, al di sotto degli appennini, non riesce a recuperare il deficit idrico, dovuto a mesi di insufficienti apporti pluviali. È quantomai urgente prepararsi a gestire, in maniera condivisa e nel rispetto delle priorità di legge, una condizione d'emergenza che, seppur in maniera non uniforme, appare inevitabile nei mesi a venire" commenta Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.
Restano modesti, nonostante gli incrementi registrati questa settimana, i livelli dei fiumi nelle Marche. A far da contrappeso rimangono i circa 53 milioni di metri cubi invasati nei bacini e che, pur essendo inferiori a quelli del 2023 caratterizzato da fenomeni meteorologici estremi nei primi quattro mesi dell'anno, rappresentano una garanzia d'approvvigionamento per i mesi più caldi e secchi.
Sull'Appennino di Toscana è apparsa tardivamente la neve, che era mancata in inverno: 44 centimetri sull'Abetone, oltre 30 centimetri in Garfagnana, mentre sull'Amiata il manto è superiore ai 20 centimetri. Ricchi d'acqua sono i principali alvei con l'eccezione dei bacini più a Sud (Ombrone, Albegna, eccetera).
Nord, acqua a più non posso
In Liguria tornano a crescere le portate dei fiumi Vara e Magra, mentre registrano un abbassamento quelle dell'Entella e dell'Argentina. In Emilia Romagna, oltre mezzo metro di neve è ora presente sui monti bolognesi, reggiani e parmensi (63 centimetri a Lagdei), mentre su quelli romagnoli la cumulata si attesta tra i 15 ed i 30 centimetri. In Veneto, il bilancio idrico resta ampiamente positivo, nonostante drastiche riduzioni di portata per i fiumi Adige, Piave, Livenza, mentre Bacchiglione, Brenta e Muson dei Sassi scendono addirittura sotto media.
Anche in Lombardia le riserve idriche restano largamente confortanti (+45% sulla media), seppur il fiume Adda cali, pur mantenendo una portata superiore a quella degli scorsi sette anni. Ad eccezione del lago di Como, i grandi bacini naturali del Nord restano vicini al colmo: Maggiore 97,7%; Iseo 93,6%; Garda 98,6%.
I fiumi sono in calo anche in Piemonte ad iniziare dal Po, che resta comunque sopra la media, mentre Tanaro e Stura di Lanzo tornano sotto. In Valle d'Aosta, infine, il manto nevoso supera i 2 metri e mezzo nelle stazioni sopra i 2.200 metri; terminati temporaneamente gli apporti dalla fusione nivale, dovuta all'anomalo anticipo d'estate della scorsa settimana, le portate dei corsi d'acqua hanno subìto una decisa contrazione: a Nus, la Dora Baltea in sette giorni è passata da 29 metri cubi al secondo a 6,50 metri cubi al secondo (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d'Aosta).