"Le aziende italiane che hanno partecipato al workshop (che sono: Landini, McCormick Italia, Ferrari, Pasquali, BCS, Vaia Rimorchi, Silvercar Rimorchi, Laverda, ADR Assali, Trelleborg, Preti Mangimi, Image Line, Larus, CNER-Fiper, BioMega, Alasia) non avranno difficoltà a consolidare rapporti commerciali già esistenti o a intraprendere gli scambi. La Slovenia in agricoltura ha prospettive buone di crescita".
Fiducia, dunque, secondo Blandolino, che individua anche i punti di forza del settore primario: il legno e la vitivinicoltura. Due segmenti decisamente frizzanti, anche se non ancora strutturati. "Nel comparto del legname – spiega infatti il direttore di Ice Slovenia – esistono alcune grandi società per il controllo del patrimonio boschivo, ma mancano assolutamente i consorzi". Proprio sul fronte del legno, l’interesse degli sloveni si è manifestato sia sulle bioenergie che sul sistema di allevamento, trapianto e confronto dei cloni.
Ottima la qualità dei vini. "In Slovenia guardano molto al modello vitivinicolo italiano – prosegue Blandolino – e da sette-otto anni stanno producendo vini ottimi, soprattutto nelle regioni di Goriska Brda e Prekmurje". Manca totalmente una politica di brand, "per cui potrebbe essere interessante per gli imprenditori italiani cercare partnership in Slovenia. Al momento infatti lo scenario è di alcuni produttori di grandi dimensioni, non più di cinque o sei, mentre l’intero sistema vinicolo gravita intorno alle cooperative di eredità titina". Punta a conquistare un posto in prima fila anche lo "Svicek", un vino dolce prodotto nel Sud-Est del Paese, e la strada per costituire un consorzio procede piuttosto spedita. "Servirà comunque una politica maggiormente rivolta all’incentivo dei marchi comunitari".
La Slovenia deve comunque trovare la forza per l’aggregazione nel comparto agricolo. "Ora ci sono circa 25mila microaziende a conduzione familiare. Stanno crescendo molto i servizi per l’agricoltura e la meccanizzazione italiana è estremamente apprezzata".
Un altro fenomeno da migliorare, però, se la Slovenia vuole cambiare passo, secondo Blandolino, è la consulenza alle aziende.
"Ci sono fondi europei per lo sviluppo dell’agricoltura, i finanziamenti della Pac (Politica agricola comune). Insomma, le risorse non mancano. Ma servirebbero società in grado di accompagnare le aziende agricole nella ricerca delle misure adeguate per investimenti oculati".
La Slovenia si rivela un mercato interessante anche per la meccanizzazione. In base ai dati di Unacoma - Unione nazionale costruttori macchine agricole nel Paese il numero di trattori è raddoppiato fra il 2004 (709 unità importate dall’Italia) e il 2006 (1.418), con una crescita in valore da 11.985.000 euro a 26.522.000. Grazie ai contatti di Fieragricola Europe Tour ci sono buone possibilità che questi numeri migliorino ulteriormente.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: VeronaFiere