Continuiamo ad andare verso un clima sempre più caldo e prolungato ed è più attuale che mai il problema della desertificazione, anche in Italia.
Le colture subiscono direttamente gli effetti della siccità che causa ingenti perdite economiche agli agricoltori e aumenta il rischio di abbandono delle attuali zone di coltivazione di alcuni ecotipi locali. Questi effetti poi sono ancora più marcati negli areali in cui mancano a priori invasi idrici e strutture idonee per l'irrigazione.
E in questa situazione estrema come si può continuare a coltivare?
L'adattamento al territorio circostante può certamente aiutare. Ne è un esempio l'azienda agricola Di GaLa, situata nell'entroterra della provincia di Agrigento, specializzata nella coltivazione di pistacchio (Pistacia vera) con la tecnica agronomica dell'aridocoltura.
"L'aridocoltura è una tecnica vitale: o questa o niente. Questo perché nel territorio in cui ricade l'azienda non esistono invasi per l'acqua, e nemmeno una rete idrica per irrigare le produzioni." - spiega Marcello Di Franco, proprietario dell'azienda agricola Di GaLa - "L'agrigentino è la provincia che soffre più di tutte la carenza di acqua potabile casalinga, immaginiamoci per l'agricoltura".
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Il pistacchieto, fra recupero e produttività
Non sono stati creati nuovi impianti ma bensì si sono recuperate le piante che erano già presenti nell'areale aziendale. Più nello specifico quelle della varietà Bianca, comunemente chiamata Napoletana.
"Il nostro non è un impianto regolare e i pistacchi sono sparsi su 1 ettaro di terreno. Questo perché in passato si impiantava così" spiega Di Franco.
Infatti, essendo il pistacchio una pianta molto rustica può essere piantato anche in zone meno fertili, ed attecchire su terreni ricchi di scheletro. Ma non è così semplice: "A causa della lunga fase giovanile la varietà Bianca veniva innestata sul Terebinto, ma bisognava aspettare comunque una decina di anni prima dell'effettiva entrata in produzione. Perciò si coltivava il pistacchio un po' in zone marginali e un po' in zone fertili per iniziare il prima possibile la produzione e la raccolta".
Innesto di pistacchio varietà Bianca su Terebinto fatto in azienda
(Fonte: Marcello Di Franco)
Al momento i pistacchi recuperati, che sono circa cento, sono già produttivi. Dal prossimo anno inoltre dovrebbero entrare in produzione cinquanta pistacchi piantati di recente, sempre della varietà Bianca, ed innestati anche questi su Terebinto (Pistacia terebinthus).
Gestione agronomica: tecniche di conservazione dell'acqua
Marcello applica una serie di lavorazioni durante l'anno per trattenere ed accumulare il più possibile l'acqua disponibile nel sottosuolo.
Si parte in inverno preparando il terreno con una aratura per rompere le zolle e creare dei solchi.
All'inizio della stagione primaverile, fra fine febbraio e inizio marzo circa, si sfalciano le erbe spontanee oppure le cover crops, appositamente seminate. Di Franco dice: "Nel mio caso semino la Sulla coronaria perché è una pianta vigorosa. Inoltre, la utilizzo per la produzione di miele in quanto ho un apiario in azienda". Invece che eliminare le piante tagliate queste si lasciano a terra, in modo che coprano la base degli alberi, si evita così un'eccessiva evaporazione e si trattiene maggiormente l'umidità notturna.
Il risultato? Si rende disponibile per più tempo l'acqua nel sottosuolo.
In pieno periodo primaverile, da fine marzo fino a metà aprile circa, poi si applica una trinciatura della vegetazione infestante. Anche questa operazione ha lo scopo di coprire il suolo e mantenere il più a lungo possibile l'umidità.
A giugno si passa alla prima e vera lavorazione del suolo, cioè la fresatura per chiudere eventuali crepe formatesi durante l'inverno e incorporare i residui colturali precedentemente trinciati nel terreno.
La fresatura, quindi, da un lato consente di rendere il suolo più soffice e dall'altro di apportare sostanza organica alla coltura.
Infine, in estate si applica una leggera erpicatura sempre con lo scopo di tenere il terreno uniforme e diminuire la perdita di umidità.
L'allarme siccità è comunque ogni anno un problema e l'imprenditore ha deciso di ottimizzare la gestione idrica, apportando delle modifiche che vediamo di seguito.
Pacciamatura con paglia e lana
Per aumentare ulteriormente la disponibilità di acqua nel terreno l'azienda sta testando gli effetti della pacciamatura con diversi materiali naturali.
"Nel 2024 ho voluto provare ad applicare sotto le piante la pacciamatura con la paglia. E devo dire che sono riuscito ad ottenere alberi meno sofferenti e a salvare del prodotto in più." - spiega Di Franco - "Però quando faccio le lavorazioni del terreno, specialmente con la fresa, rovino la paglia e devo rimetterla ogni volta".
Quindi ha voluto provare su un piccolo campione di piante ad applicare la lana di pecora, in quanto è una fibra naturalmente isolante.
E com'è andata? "Da questa mia esperienza ho notato che mantiene per più tempo l'umidità e si crea un microclima molto più fresco".
Quindi come materiale la lana pare molto più efficiente della paglia nel trattenere l'umidità; però ci sono ancora degli aspetti da ottimizzare, in particolare l'utilizzo della manodopera. Difatti per evitare problemi con le macchine agricole al momento la lana va tolta e rimessa ogni volta dal campo, diventando così economicamente sfavorevole per l'imprenditore.
Impatto su resa e qualità
Grazie a una gestione più razionale dell'acqua, Marcello afferma che gli alberi hanno garantito risultati produttivi soddisfacenti, mostrando maggiore vigore e rigogliosità.
La crisi climatica ha inoltre anticipato la raccolta dei pistacchi, spostandola da metà settembre a metà agosto, e l'irrigazione di soccorso con boccioni d'acqua ha permesso di salvaguardare meglio il prodotto rispetto agli anni precedenti.
In generale, il pistacchio coltivato in aridocoltura produce drupe ben mature, di un verde brillante e con l'endocarpo completamente riempito. Caratteristiche queste molto apprezzate dai consumatori e fondamentali per mantenere il mercato locale. Difatti i pistacchi vengono venduti direttamente in azienda per valorizzare maggiormente l'identità del prodotto in quanto, secondo Marcello, si perderebbe con la Grande Distribuzione Organizzata.
Vantaggi e sfide
In questo contesto aziendale un grande vantaggio è la tolleranza alla siccità. Caratteristica donata anche dal portainnesto: "Il Terebinto soffre molto il ristagno d'acqua e se il terreno è fortemente argilloso l'albero non vegeta, anzi vi è il rischio che l'apparato radicale soffochi".
Di base, perciò, il pistacchio non necessita di acqua e un soccorso nei momenti più delicati è sufficiente.
"Per il tipo di suolo e di pianta posso permettermi di mantenere l'innesto con il Terebinto. Anche perché si è visto che con i nuovi portainnesti la fruttificazione non avviene nei primi tre anni ma dopo sei o sette anni" afferma Di Franco.
Di contro, però, l'assenza di invasi per l'acqua e di un sistema di irrigazione comporta la necessità di effettuare numerose lavorazioni durante l'anno, incidendo significativamente sui costi aziendali. A questo si aggiunge il lavoro gravoso della raccolta, che per il pistacchio avviene interamente a mano: i grappoli devono essere raccolti manualmente e successivamente separati dal mallo, aumentando ulteriormente i costi e l'impegno di manodopera richiesto.
Progetti futuri
"Al momento il progetto principale è quello di incrementare prima l'impianto di pistacchio e poi quello di mandorlo, propagando sempre le stesse varietà. Mentre per quanto riguardano cereali e leguminose vorrei recuperare e coltivare delle varietà antiche. Inoltre, adesso sono in regime di conversione ma dal prossimo anno passerò completamente al biologico" conclude Di Franco.
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