Nel settore vitivinicolo, al di là dell'allure dei patinatissimi eventi promozionali e delle grandi cantine attive nei quattro angoli del mondo, c'è un settore che soffre.

In molte aree collinari i piccoli produttori stanno soffrendo.

Negli ultimi due anni mi è infatti spesso capitato di imbattermi - anche qui nella mia Emilia Romagna - in piccoli produttori che hanno deciso di chiudere la cantina, talora anche di abbandonare il vigneto. E la cosa mi ha lasciato basito.

 

È tempo che si guardi con maggiore attenzione a un patrimonio che è fondamentale per il Paese. Fondamentale per la diversità (è proprio il caso di parlare di biodiversità) e la qualità espressa. Fondamentale per la tutela di territori spesso delicati dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico. Fondamentale per gli aspetti culturali.

È l'Italia mitica dei viaggi enogastronomici del grande Mario Soldati, delle scoperte di illuminanti di Luigi Veronelli, delle errabonde scampagnate del Gioânn Brera. Tutti grandi difensori della diversità agricola e alimentare, spesso molto citati nei suddetti patinati eventi ma sostanzialmente dimenticati.

 

I piccoli produttori (non solo vitivinicoli) bisogna difenderli. Difenderli con strategie sia nazionali sia regionali. Aiutare i piccoli ad affrontare le emergenze fitosanitarie in maniera efficiente e sostenibile, per esempio. Tornare a fare ricerca per tutti (ecco: in Emilia Romagna l'Esave ha chiuso da anni). Avere Istituti Promozionali che funzionino bene e per tutti - esempi molto interessanti in questo senso vengono dalla Francia: qui molti piccoli produttori vendono direttamente per corrispondenza grazie all'aiuto del sistema promozionale nazionale.

 

Puntare sull'agrienoturismo. Questo è un movimento interessante che potrebbe avere un enorme sviluppo contribuendo peraltro ad alleggerire l'enorme pressione oggi evidente nella maggior parte dei centri urbani italiani, spesso occupati e quasi al collasso per le enormi torme turistiche che li invadono.