Fosfiti, aggiornati i limiti per frutta e vino biologico
Via libera al decreto che prevede l'adeguamento dei limiti delle contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili. Soddisfatti Federbio e Unione italiana vini

La pubblicazione del decreto è attesa a giorni, dopo le verifiche di competenza della Corte dei conti (Foto di archivio)
Fonte foto: © volff - Fotolia
Adeguamento dei limiti per i fosfiti. E' questo quanto prevede il decreto, "finalmente", firmato dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova per aggiornare i limiti delle "contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili" per la coltivazione della frutta e del vino biologico.
La soddisfazione di Federbio e Unione italiana vini per il provvedimento - che mette fine a "una situazione di ambiguità che danneggiava i produttori biologici costretti a decertificare i loro prodotti pur non avendo impiegato sostanze attive non ammesse" - è stata al cuore di un webinar che si è concentrato su questa novità normativa.
La pubblicazione del decreto è attesa a giorni, dopo le verifiche di competenza della Corte dei conti. Il decreto - è stato spiegato - è arrivato dopo l'accordo con le rappresentanze del settore e in Conferenza Stato Regioni.
Il provvedimento del ministero arriva anche in seguito ad alcune precise attività di ricerca cominciate già nel 2014; a quest'ultime hanno collaborato proprio Federbio, e nel 2016 sono state riprese con particolare attenzione per il comparto vitivinicolo e la collaborazione di Unione italiana vini.
Il nuovo decreto prevede una deroga fino al 31 dicembre 2022 per i residui di acido fosfonico con il limite di 1 milligrammo per chilogrammo (mg/kg) per le colture arboree. Per le produzioni vinicole si applica per l'acido etilfosfonico il limite di 0,05 mg/kg, tenuto conto della possibile trasformazione dell'acido fosfonico in acido etilfosfonico a causa della presenza di etanolo. Nello specifico adegua i limiti previsti attualmente dal decreto ministeriale 309 del 2011 per i residui di acido fosfonico in assenza di contemporanea rilevazione di acido etilfosfonico nei prodotti tal quali e in quelli trasformati provenienti da colture arboree. In questo modo, grazie al recepimento nella normativa di metodiche scientifiche avanzate di analisi dei residui di acido fosfonico, si è fatta chiarezza per il settore che rischiava di causare danni ingenti alla produzione biologica in agricoltura.
La soddisfazione di Federbio e Unione italiana vini per il provvedimento - che mette fine a "una situazione di ambiguità che danneggiava i produttori biologici costretti a decertificare i loro prodotti pur non avendo impiegato sostanze attive non ammesse" - è stata al cuore di un webinar che si è concentrato su questa novità normativa.
La pubblicazione del decreto è attesa a giorni, dopo le verifiche di competenza della Corte dei conti. Il decreto - è stato spiegato - è arrivato dopo l'accordo con le rappresentanze del settore e in Conferenza Stato Regioni.
Il provvedimento del ministero arriva anche in seguito ad alcune precise attività di ricerca cominciate già nel 2014; a quest'ultime hanno collaborato proprio Federbio, e nel 2016 sono state riprese con particolare attenzione per il comparto vitivinicolo e la collaborazione di Unione italiana vini.
Il nuovo decreto prevede una deroga fino al 31 dicembre 2022 per i residui di acido fosfonico con il limite di 1 milligrammo per chilogrammo (mg/kg) per le colture arboree. Per le produzioni vinicole si applica per l'acido etilfosfonico il limite di 0,05 mg/kg, tenuto conto della possibile trasformazione dell'acido fosfonico in acido etilfosfonico a causa della presenza di etanolo. Nello specifico adegua i limiti previsti attualmente dal decreto ministeriale 309 del 2011 per i residui di acido fosfonico in assenza di contemporanea rilevazione di acido etilfosfonico nei prodotti tal quali e in quelli trasformati provenienti da colture arboree. In questo modo, grazie al recepimento nella normativa di metodiche scientifiche avanzate di analisi dei residui di acido fosfonico, si è fatta chiarezza per il settore che rischiava di causare danni ingenti alla produzione biologica in agricoltura.
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