Suolo, paesaggio, zootecnia e agricoltura capitale naturale per un governo duraturo del territorio. Partirà da questo assunto il XVI congresso nazionale dei dottori agronomi e forestali italiani, in programma dal 5 all'8 luglio a Perugia.

Quattro giorni di relazioni, studi e analisi al servizio del Paese con l'obiettivo di incidere in maniera concreta sulla ricostruzione delle aree colpite dai recenti terremoti. Una riflessione sulle nuove modalità di utilizzo del suolo e del paesaggio e sulla programmazione degli interventi e delle attività dell'uomo che non può essere più rimandata alla luce dei recenti disastri. Esempi di ricostruzione possibile che tengono insieme tutela dell’ambiente e sviluppo economico.

Oltre 600 tra professionisti esperti e ricercatori si confronteranno sui modelli di gestione e sviluppo agricolo e forestale. Un congresso che non poteva che mettere al centro delle sessioni la gestione dell'Appennino centrale in un'ottica di progettazione condivisa della ricostruzione. Ad aprire i lavori una sessione pomeridiana dedicata alle voci e ai pensieri delle comunità con gli interventi di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e Nicola Alemanno, sindaco di Norcia.

Lo sviluppo rurale, l'agricoltura, la gestione del suolo e paesaggio sono aspetti che sempre più vanno analizzati e programmati nel loro complesso, non più come capitoli separati. La prevenzione dei disastri passa da una coprogettazione completa dell’intero territorio. Il confronto vedrà l'intervento del ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina.

Come spiega il presidente Conaf Andrea Sisti: “La sfida è quindi nel modello di sviluppo, nella centralità del sapere e della conoscenza, nella capacità di rendere effettiva la rete tra i diversi attori del sistema agroalimentare ed ambientale, di far emergere il grande valore monopolistico del territorio e del suolo, cioè del paesaggio identitario che ogni comunità determina. È la carta di identità dove ognuno di noi si rappresenta nel mondo, nel grande sistema virtuale che è la rete.
Ed ecco che per questi territori dobbiamo e possiamo ricreare l’identità paesaggistica, l’ID di ogni comunità per riconnetterlo con se stesso e con il mondo
".

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