Così Violante Gardini, presidente del Movimento turismo del vino Toscana – l'ente no profit che raccoglie oltre 90 fra le più prestigiose cantine del territorio – commenta la proposta di una legge quadro per il settore dell’enoturismo presentata dall’onorevole Colomba Mongiello del Partito Democratico, membro della commissione agricoltura della Camera.
La Toscana infatti è da anni attrezzata a livello normativo in questo senso e che ancora una volta è stata da apripista, come fa notare Gardini.
“La nostra regione anche in questo caso può dirsi avanti – continua – perché da anni abbiamo una regolamentazione dell’offerta enoturistica all’avanguardia contenuta nella più ampia legge regionale che regola l’offerta agrituristica. In particolare la specifica è contenuta nella voce delle attività ricreativo-didattiche, che ha permesso la crescita di un sistema virtuoso vero e proprio che ci auguriamo possa essere anche da spunto e modello per la definizione del testo di legge verso la stesura definitiva alla quale chiediamo di poter collaborare da diretti interessati apportando un contributo che possa servire da modello per le altre regioni”.
“Accogliamo tuttavia con piacere la proposta di legge dell’onorevole Mongiello e faremo di tutto per valutare, come parte del Movimento turismo del vino, il testo che è stato depositato sperando tuttavia che le parti interessate vengano chiamate in causa per discuterne in maniera approfondita e ragionata affinché questo diventi uno strumento utile e di snellimento a tutto il settore, e non l’ennesima legge che invece di contribuire ad aiutare freni ancora di più le aziende vitivinicole” conclude Violante Gardini.
Ma perché la Toscana ha successo in questo settore? Il rapporto sull’enoturismo, presentato alla scorsa Borsa internazionale del turismo di Milano da Città del Vino, mette in evidenza che dei quasi 14 milioni di visitatori nelle cantine italiane nel 2015, e di questi, gran parte avrebbe visitato aziende vitivinicole toscane.
Riguardo al fatturato del turismo del vino la stima nazionale nel 2015 è di 2,5 miliardi di euro – senza considerare l’indotto – e anche in questo caso le cantine toscane avrebbero contribuito in maniera sensibile al fenomeno dell’enoturismo.
Per gli italiani il turismo del vino è fatto di gite di media distanza, spesso entro i 100 chilometri, che in Toscana si concentrano nelle località e nelle denominazioni più note. Ma c'è anche un nuovo stile di fare enoturismo più diffuso e meno elitario di un tempo, che in altre parole non riguarda più solo o soprattutto gli intenditori. La visita nelle zone del vino è anche un itinerario romantico per le coppie e un’escursione golosa per chi, e in Toscana sono tanti, vuole anche fare un pranzo tipico con gli amici.
Molti dei visitatori che arrivano a Montalcino, Montepulciano, Radda in Chianti o Bolgheri sono mossi dal desiderio di trascorrere i momenti liberi fuori delle città, in campagna. Desiderano vedere luoghi suggestivi e magari assaggiare cibi e vini che non conoscono scoprendo come sono fatti, per questo nella nostra regione, oltre alle visite nelle cantine crescono le così dette wine class e le scuole di cucina tipica.
Un settore in crescita, quello dell'enoturismo, che può è essere strategico regolamentare e promuovere. Ma va fatto bene, e la Toscana ci dà già un buon esempio di come fare.
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