Nella coltura del mais una delle risorse cruciali è l'acqua. Le piante che subiscono uno stress idrico a causa dell'assenza di pioggia o di una inadeguata irrigazione, non riescono ad esprimere al meglio le proprie potenzialità. Questo si traduce in una diminuzione della produzione, sia di granella che di trinciato, e in un deterioramento della sanità delle spighe.
Lo sanno bene i maidicoltori del Nord Italia che negli ultimi anni hanno avuto a che fare con un clima che ha alternato periodi di piogge intense (le cosiddette 'bombe d'acqua') a periodi siccitosi.

"In assenza di pioggia non eravamo in grado di fornire alle piante il giusto apporto idrico", spiega ad AgroNotize Giulio Carrara, direttore dell'azienda agricola Pianura, a Mornico al Serio (Bg).
"Abbiamo sempre irrigato a scorrimento, ma con i vincoli del consorzio eravamo costretti a fare passare tra una bagnatura e l'altra anche venti-trenta giorni, troppo per il mais che ne risentiva".

Ecco dunque che Carrara si è rivolto ad Acquafert, azienda che realizza impianti idrici dal 1952, per studiare un sistema di irrigazione in grado di fornire accesso all'acqua per tutti i 105 ettari coltivati a mais. La soluzione è stata individuata nell'abbinamento di un tradizionale sistema di irrigazione a pivot con una innovativa rete di tubazioni per la subirrigazione.

"Il profilo irregolare del campo non permetteva la copertura totale della coltura con il pivot", spiega ad AgroNotizie Andrea Guidetti di Acquafert. "Per questo abbiamo abbinato la subirrigazione, che ha permesso di servire le aree marginali ottenendo una copertura totale del campo".
 

L'azienda agricola Pianura è stata oggetto di una prova in campo per illustrare ai maidicoltori della zona di Bergamo le opportunità dei nuovi sistemi di irrigazione.
Partner di Acquafert nel progetto sono stati Netafim, azienda israeliana leader nei sistemi di irrigazione a goccia, e Dekalb-Monsanto, che ha fornito la genetica e i software per l'irrigazione di precisione.

Il terreno di 105 ettari dell'azienda Pianura è stato coperto per l'85% da tre pivot, mentre nel restante 15%, pari a 30 ettari, è stato installato un sistema di subirrigazione. La pompa già presente in azienda aveva una portata di 300 litri al secondo, ma era insufficiente a coprire le esigenze di irrigazione, mentre con il nuovo impianto è stata sufficiente una portata di 120 litri.
Per evitare l'immissione di residui nelle condutture sotterranee è stato tuttavia necessario installare un sistema di filtri.

Le condutture sono state poste durante l'inverno attraverso uno speciale sistema di posa a guida satellitare.
I tubi viaggiano a 30-35 centimetri di profondità e hanno i gocciolatori disposti a un metro l'uno dall'altro, mentre la distanza tra due condutture è di 2,4 metri.
Ogni giorno i gocciolatori rilasciano 6-8 millimetri di acqua che creano sotto la superficie, che rimane asciutta, uno strato di terreno umido dal quale le radici delle piante assorbono l'acqua necessaria alla crescita.

Le tubazioni durano 25 anni, assicurano dall'azienda, e devono essere spurgate ogni anno con delle specifiche soluzioni. La profondità relativamente bassa richiede la coltivazione con la tecnica della minima lavorazione, sono dunque da escludere arature in profondità.
Mentre il sistema bene si adatta alla rotazione colturale (ad esempio con erba medica e frumento).

L'apporto di acqua fornito alle piante è controllato elettronicamente e può variare a seconda dello stato fenologico del mais e dalle condizioni climatiche. La risalita capillare dell'acqua dipende molto dalla struttura del suolo: è minore in terreni sabbiosi e con una forte componente scheletrica. Bisogna dunque tarare la portata sulla tipologia di terreno.

"I vantaggi della subirrigazione sono molteplici", spiega ad AgroNotizie Alberto Puggioni di Netafim. "Si ha un aumento delle rese visto che le piante sono messe nella condizione di dare il massimo e anche una uniformità della produzione.
Inoltre granella e trinciato sono di qualità superiore, anche dal punto di vista della sanità, visto che abbiamo riscontrato una minore presenza di micotossine nel mais irrigato a goccia”
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Dai dati forniti durante la prova in campo emerge una riduzione significativa dell'utilizzo di acqua, come anche di energia e di manodopera.
Non essendo necessario entrare in campo si ha un effetto positivo sulla struttura del terreno e l'assenza di bagnatura superficiale riduce anche il numero di infestanti.

Dekalb-Monsanto non solo si è occupata di fornire la genetica per le sementi utilizzate in campo, ma ha anche messo a disposizione all'azienda una piattaforma per l'irrigazione di precisione.
Acquatek è un sistema che utilizza le immagini satellitari e i dati delle centraline meteo per determinare la quantità di acqua necessaria alla coltura a seconda dello stadio fenologico e del tipo di terreno.
 

Ma c'è di più. Per limitare gli sprechi di un fattore produttivo importante come sono le sementi, Dekalb-Monsanto si è appoggiata ad una società livornese, Agri-Soing, che attraverso un sensore montato su una 'slitta' e trainato da un quod, ha mappato il terreno identificando la composizione del suolo.
In questo modo viene creata una mappa di prescrizione che, caricata su un trattore a guida Gps con una seminatrice a rateo variabile, permette di avere una densità di piante adeguata alla fertilità del suolo, maggiore (9 semi per metro quadrato) nelle parti di terreno più ricche e una minore (pari a sette semi) in quelle meno produttive.

Con gli attuali prezzi dei cereali la domanda sorge spontanea: implementare questi sistemi genera un ritorno economico sufficiente a coprire la spesa?
"La fluttuazione dei prezzi ci ha abituato a non avere certezze", spiega Carrara. "Secondo i miei calcoli però l'investimento si dovrebbe ripagare nel giro di dieci anni. Tuttavia siamo agli inizi e dunque non abbiamo ancora dati solidi su cui basarci. Ma certamente non potevamo continuare a gestire la coltura con buchi nell'irrigazione di 20 o anche 30 giorni".