Secondo lo studio, la fattoria vitivinicola dovrà investire risorse nel rispetto dell'ambiente, parametro ormai percepito dal consumatore al pari del prezzo e dell'origine. L'azienda vitivinicola “ideale” italiana dovrebbe estendersi su una superficie di 180 ettari, di quali 90 a vigneto di cui 20 ettari dedicati a vitigni a bacca rossa. La densità di impianto è di 6600 viti per ettaro, con coltivazioni autoctoni e l'obiettivo di produrre vini di alto livello qualitativo. Un milione di bottiglie all'anno, come già anticipato, deve essere la capacità produttiva aziendale, meglio se destinata in gran parte all'export.
“Possiamo definirla ideale – spiega Andrea Sisti, presidente Conaf e participant director WAAforEXPO – perchè riesce a coniugare i principali indicatori della fattoria globale portata a Expo: sostenibilità e produttività, ma anche sviluppo e identità locale, biodiversità e miglioramento genetico, senza dimenticare la responsabilità sociale e la cultura progettuale, presente e ben visibile nel settore vitivinicolo in Italia”.
Fra i tanti capisaldi per una fattoria vitivinicola ideale c'è poi la disponibilità di una cantina moderna, efficiente e tecnologica. A livello tecnico, gli aspetti principali sono l'impiego del freddo in vinificazione, il controllo informatizzato della qualità per mantenerla costante nel tempo e l'adozione di sistemi automatizzati di gestione per ottenere un risparmio energetico e ridurre l'impatto ambientale delle attività produttive. Alla cantina si deve aggiungere poi un'enoteca e un punto vendita, attrezzati, che rientrino nei circuiti italiani dell'enoturismo.