Il significato di sostenibilità e responsabilità sociale di impresa nel sistema agroalimentare è stato spiegato da Lucia Briamonte, ricercatrice dell’istituto nazionale di economia agraria (Inea). “È una possibilità lasciata alla volontà della singola azienda con l’obiettivo di rispondere alle esigenze attuali della persona. Tocca tre aspetti: ambiente, società, economia. I casi in cui questo percorsoè stato avviato – ha concluso Briamonte – hanno creato valore e produttività per l’impresa e il territorio”.
L’intervento di Marco Barardo Di Stefano, presidente della Rete delle fattorie sociali - è entrato nel merito del tema trattato nel convegno: “un’agricoltura socialmente sostenibile e responsabile in grado di rispondere alle nuove esigenze dell’uomo e dalle comunità”. La rete di aziende di questo tipo, ramificata in numerose regioni, accoglie persone svantaggiate con disabilità gravi, portatori di handicap mentali e fisici, ex detenuti, giovani con problemi di alcolismo e droga, lavoratori di mezza età lasciati a casa a causa della crisi. “Tutti vengono avviati a percorsi di formazione con l’obiettivo di un loro inserimento socio lavorativo – ha sottolineato Di Stefano-. La novità positiva è stata l’approvazione il 15 luglio scorso alla Camera dei deputati di una legge specifica in materia che attribuisce una serie di agevolazioni per gli imprenditori agricoli che accettano la sfida”.
Particolarmente interessanti le testimonianze di Raffaele Cirone, presidente della Federazione apicoltori italiani, di Aurelio Ferrazza dell’azienda sociale Il Casale di Martignano, di Maria Trinidad Collalto, dell’azienda veneta Borgoluce. Oggi la pratica dell’apicoltura sociale all’interno delle carceri italiane è una bella realtà. “All’avvio del progetto, nel 2000, gli istituti penitenziari che avevano attuato percorsi in apicoltura per ex detenuti erano dieci, oggi sono 39. Questa attività sociale – ha affermato Cirone - ha consentito di formare 3500 apicoltori”. Ferrazza ha raccontato l’esperienza della cascina Martignano in provincia di Roma che accoglie una quarantina di ragazzi raccolti in strada impegnati nella conduzione di orti e allevamenti aziendali, oltre ad alcuni ragazzi africani fuggiti dalla triste esperienza di Rosarno, oggi coinvolti nella produzione di prodotti caseari venduti nella capitale. Maria Collalto ha descritto l’attività didattica, svolta dai bambini delle scuole, all’interno della sua azienda per educarli al rispetto dell’ambiente, alla conoscenza del ciclo di produzione dei prodotti agricoli, alla tutela della terra.
Alcune indicazioni sugli scenari futuri sono state date dagli ultimi tre relatori intervenuti. Massimo Fiorio, vice presidente della commissione agricoltura della Camera, ha riferito che la legge sull’agricoltura sociale è un risultato importante. “La strada perseguita è quella giusta ed è visibile nella mostra dal titolo ‘Dalle potature nuovi germogli, seguire i volti dell’esperienza’ che ho potuto scorgere passando fra gli stand del Meeting. La dimensione dell’accoglienza che in passato si viveva per chi passava in cascina – ha aggiunto - è possibile anche oggi e la risposta è nella rete delle fattorie sociali”.
Danilo Giovanni Testa, direttore generale per il Terzo settore e le formazioni sociali del ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha poi sottolineato che bisogna vietare la corsa al ribasso nell’affidamento di appalti pubblici nel settore e dare una via preferenziale alle cooperative sociali. Inoltre il dipartimento che dirige in collaborazione con il dipartimento Giustizia collabora per acquisire quote del fondo sociale europeo (circa 50 miliardi) per progetti nel settore. Ezio Veggia, vice presidente di Confagricoltura ha osservato infine che il convegno ha fornito numerosi spunti al sindacato degli agricoltori, oggi orientato a fare proposte costruttive. Sintesi: “È ora di stimolare i nostri associati verso forme di sostenibilità sociale e agricoltura responsabile più che ad arroccarsi su posizioni difensive”.
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Fonte: Confagricoltura