Ángel Villafranca, spagnolo di Toledo, nelle scorse settimane è stato eletto all’unanimità al vertice delle cooperative agroalimentari spagnole. Un comparto rappresentato da 3.844 cooperative agroalimentari, che coinvolgono oltre un milione di soci produttori e che nel 2013 hanno generato un fatturato di oltre 25 miliardi di euro, con una crescita del 27% rispetto al 2006. I dipendenti diretti sono 98mila, aumentati dell’8% , se confrontati con il 2007.
“L’attività economica delle cooperative è pari al 60% del valore della produzione agricola finale e il 30% del valore netto delle vendite del settore alimentare, che rappresentano il 13% del gruppo totale delle industrie alimentari spagnole”, spiega Villafranca.

AgroNotizie lo ha intervistato.

Presidente Villafranca, quali sono i settori più rappresentati?
“I principali settori rappresentati dalle cooperative, in termini di fatturato sono l’ortofrutta, per il 24,1%, l’olio di oliva con il 12,9%, l’alimentazione animale con il 10,3%, i cereali con l’8,5% e il vino col 7,2 per cento. Sono importanti che le cooperative che forniscono beni e servizi, col 12,8 per cento”.
Qual è il suo obiettivo come presidente delle cooperative agroalimentari?
“Il mio obiettivo principale è la difesa delle cooperative agroalimentari e dei loro partner. Voglio continuare con l’integrazione delle nostre aziende alimentari per realizzare redditi, generare un modello cooperativo competitivo, aumentare le dimensioni del sistema cooperativistico e aumentarne la professionalità, contribuendo così alla sostenibilità del settore alimentare spagnolo.
Dobbiamo affrontare un processo di ristrutturazione urgente, se vogliamo contenere gli effetti di un aumento della concorrenza estera e di una concentrazione dei nostri clienti. Dobbiamo inoltre lavorare per massimizzare i benefici legati all’internazionalizzazione, rivolgendoci anche ai mercati emergenti”.

Cosa ne pensa della riforma della Pac e delle decisioni adottate dalla Spagna?
“La Pac deve definire strumenti adeguati per promuovere l’attività economica, creare di posti di lavoro e orientare il mercato. Siamo in una fase di discussione della loro attuazione in Spagna. Speriamo venga data priorità agli agricoltori e agli allevatori che si sono impegnati in un processo di concentrazione dell’offerta per affrontare il mercato. Solo in questo modo la Pac può fronteggiare le nuove sfide e stimolare l’attività economica nelle zone rurali”.
In Europa, si è acceso un vivace dibattito sugli ogm. Qual è la vostra posizione? Spagna offre l'opportunità di piantare gli Ogm. Ma, tuttavia, perché l'area coltivata a Ogm non aumenta?
“Nei prossimi anni per soddisfare la domanda di cibo nel mondo sarà necessario produrre di più e meglio. Non possiamo distogliere lo sguardo davanti ai progressi scientifici, se continuiamo a soddisfare la domanda. La biotecnologia che trova conferme negli studi scientifici deve essere applicata anche in agricoltura”.
Con il prossimo aprile si concluderà il regime delle quote latte. Che cosa si aspetta? Serve un “Pacchetto Latte 2”?
“Col prossimo aprile, infatti, si apre un nuovo scenario per il comparto lattiero caseario, che potrà produrre senza restrizioni. Anche se un aumento significativo della produzione dipenderà da fattori in larga misura non controllabili dal settore (gli sviluppi generali del mercato, i costi delle materie prime e le loro quotazioni, l’andamento del mercato lattiero caseario), altri fattori sono invece legati alle decisioni degli attori della filiera spagnola.
Quanto a un Pacchetto Latte bis, noi delle cooperative agroalimentari pensiamo che sarebbe forse più utile migliorare quello già esistente. Se analizziamo gli strumenti dell’attuale Pacchetto Latte (le organizzazioni di produttori, i contratti e l’interprofessione) possiamo affermare che non sono realmente serviti agli obiettivi per i quali sono stati realizzati.  Forse, per raggiungere più efficacemente le finalità del cosiddetto Pacchetto Dairy, alcune modifiche dovrebbero essere affrontate sia nel diritto comunitario che in quello spagnolo. Bisognerebbe considerare la proposta della Spagna di stabilire in misura più chiara, nel Pacchetto Latte così come all’interno dell’ocm unica, l’elenco delle possibili misure per affrontare la crisi del settore. Inoltre, potrebbe essere utile elaborare una guida con alcuni parametri per fornire tutti gli strumenti all’Osservatorio latte dell’Unione europea e sapere in automatico quando e come stabilire tali misure”.

La Spagna deve affrontare anche la concorrenza del Nord Africa, quanto all’agricoltura. pensa siano necessari accordi differenti? In quale direzione?
“Per noi è importante che una strategia politica sia sviluppata congiuntamente ad altri Stati membri, al fine di rafforzare il principio di reciprocità per le importazioni dai Paesi Terzi. Inoltre, è necessario mantenere la pressione su Bruxelles al rispetto degli accordi privilegiati in tutte le questioni legate al controllo di accesso al mercato, come  ad esempio con il Marocco. Per questo abbiamo proposto la progettazione di una strategia nazionale, per prevenire la perdita di commissioni di alcuni dei prodotti più colpiti dalle importazioni soggette a condizioni preferenziali”.
Che giudizio da a Isabel García Tejerina, il nuovo ministro dell’Agricoltura in Spagna? Quali sono state le vostre richieste?
“La nomina di Isabel García Tejerina ha soddisfatto il settore, perché è una persona con una conoscenza approfondita del settore alimentare, che ha già fatto esperienza a Bruxelles. Col ministero dell’Agricoltura teniamo una comunicazione costante e diretta. Di recente ci siamo visti per parlare delle organizzazioni di produttori (op), sulle funzioni e i criteri per qualificarle in ciascun comparto produttivo. Abbiamo anche discusso insieme dell’attuazione della legge sull’integrazione delle cooperative, una norma particolarmente importante per queste società, che dovranno poter contare su un budget sufficiente ai sensi della legge nazionale di sviluppo rurale”.