Il 2013 è stato, per l’agricoltura, un anno da dimenticare: per le imprese agricole italiane, gli effetti della crisi e il susseguirsi delle calamità naturali hanno fatto perdere reddito ed occupazione. Però nell’export agroalimentare si registrano elementi di positività. Questo il quadro secondo il Centro Studi di Confagricoltura che traccia un bilancio dell'anno appena chiuso, affermando che il 2014 potrà essere l’anno della riscossa nelle campagne, della ripresa di reddito ed occupazione. 

Nei primi nove mesi dell’anno il valore aggiunto agricolo è sceso dell’1,4%. E’ andata meglio del comparto industria (che comprende le costruzioni): -3,7% e del totale dell’economica nazionale che ha marcato sino a settembre un -2,2%. Gli occupati agricoli nei primi nove mesi dell’anno sono scesi del 4,3% in complesso e del 3,3% gli occupati dipendenti. In entrambi i casi si tratta di un andamento peggiore dell’evoluzione, già negativa, dell’occupazione del totale dell’economia nazionale. 
“Spiace soprattutto rilevare – commenta Confagricoltura - che il dato sull’evoluzione del numero degli occupati dipendentI praticamente annulla il brillante aumento di +3,6% di occupati dipendenti del settore agricolo che si era registrato dal 2011 al 2012 e che aveva fatto scommettere su una inversione di tendenza strutturale. Per la quale dovremo quindi, pare, purtroppo attendere”.

L’export è il dato positivo che lascia sperare, secondo Confagricoltura. Nei primi dieci mesi dell’anno l’export agricolo (+3,4%) e agroalimentare nel complesso (agricolo più trasformati: +5,5%) sono cresciuti e hanno registrato performance decisamente migliori dell’export nazionale complessivo che è diminuito dello 0,2% da gennaio ad ottobre. Cresce costantemente la quota di export agroalimentare sul totale che è passata dall’8% nel 2011 all’8,5% nel 2013 (gen-ott).

Dello stesso segno le valutazioni della Cia, che sottolinea i problemi legati alla crescita dei costi produttivi, contributivi e burocratici (un aumento tra il 7 e l’8%) che stanno fiaccando il valore delle imprese. “Difficoltà evidenti - dice il presidente, Giuseppe Politi - si sono riscontrate nel valore aggiunto agricolo e sul fronte della produzione, anche a causa delle pesanti conseguenze del maltempo che ha contrassegnato tutto l’anno passato, si dovrebbe registrare un calo tra il 3 e il 5%”.
Stesso discorso per i prezzi all’origine che, secondo le prime stime della Cia, dovrebbero avere una flessione di circa il 3 per cento, dovuta al repentino mutamento del trend positivo intervenuto negli ultimi due trimestre dell’anno.

“Diverso è, invece, lo scenario per i redditi degli agricoltori che - sostiene il presidente confederale - dovrebbero segnare un sostanziale aumento rispetto al 2012. Più 8,9%, confermato anche dalle prime stime di Eurostat.
I nostri produttori hanno registrato, in ambito Ue, la flessione più accentuata: meno 15,7%. E, quindi, l’incremento del 2013 compensa solo in parte il pesante calo che si è accumulato negli ultimi dieci anni”.