Centinaia di animali morti: intere greggi di pecore, bovini, maiali e pollame spazzati via dalla furia delle acque.

E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo in Sardegna che ha causato 18 vittime e danni gravissimi. Diverse decine di milioni di euro solo per l'agricoltura, ma si tratta di un calcolo provvisorio basato su sopraluoghi parziali e che è pertanto destinato probabilmente a crescere.
L’alluvione ha infatti colpito duramente gli allevamenti, sommerso frutteti, dilavato terreni appena seminati, distrutto ovili, danneggiato case rurali e fabbricati, ma ha anche compromesso la viabilità colpendo strade e ponti. 

"Un quadro estremamente drammatico che ripropone in maniera ferma l’esigenza di una valida opera di prevenzione dei disastri naturali" nota la Cia - Confederazione italiana agricoltori.
"Sono andate sott’acqua strutture aziendali e fabbricati agricoli (serre, magazzini, cascinali, cantine, stalle). Centinaia di famiglie sono state evacuate. Danneggiati diversi macchinari. Moltissimi i campi coltivati allagati. Frane, smottamenti e straripamenti dei fiumi e dei canali hanno reso impraticabili molte strade rurali. Pesanti le conseguenze anche per gli allevamenti (numerosi i capi andati dispersi). Da qui la richiesta dell’immediata dichiarazione dello stato di calamità".
Il maltempo sta avendo effetti pesantissimi anche in altre Regioni, in particolare in Calabria e in Puglia, dove si registrano allagamenti e smottamenti dei terreni.

Dito puntato contro l’assoluta mancanza di prevenzione. "Dal 1950 a oggi si sono spesi più di 200 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali - rileva la Cia - Sarebbe bastato destinare il 20 per cento di questa cifra a opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane. E quello che sta avvenendo ripropone con forza le tematiche legate all’assetto idrogeologico e alla sicurezza delle persone e delle attività produttive, soprattutto in agricoltura".

La Cia ricorda che oggi 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica; oltre 700 mila sono gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale.

"Ecco perché accanto agli interventi legati all’emergenza necessaria e urgente - nota la Cia - appare sempre più indispensabile un’azione coordinata e programmata del Governo e delle Regioni volta all’attività di prevenzione dei disastri naturali".
Occorre, secondo la Cia, predisporre un programma pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio, partendo dal livello, che appare ottimale, di bacino idrografico, con il concorso di tutti gli enti locali interessati, coinvolgendo, per la realizzazione, gli agricoltori e le loro strutture organizzate con particolare riferimento ai Consorzi di bonifica.

"Nello stesso tempo è necessaria - conclude la Cia - la valorizzazione dell’agricoltura e degli agricoltori nelle politiche di difesa dell’assetto idrogeologico del territorio, nell’ottica europea della multifunzionalità. È in questa logica che si conclude la rincorsa all’emergenza derivante da calamità naturali ed inizia la fase della prevenzione, dell’organica e razionale sistemazione e delle regole condivise per l’uso corretto del suolo e delle acque".