L’imprenditore di Città di Castello è stato eletto alla guida del Ceja, che rappresenta 30 associazioni agricole e due milioni di produttori in tutta Europa. Ne dà notizia la Cia, esprimendo grande soddisfazione per il risultato della votazione che si è tenuta oggi a Bruxelles nella sede del Consiglio europeo dei giovani agricoltori.
“L’agricoltura è un pilastro fondamentale per un’Europa migliore - ha detto Matteo Bartolini nel suo discorso di insediamento - Ed è per questo che il nostro impegno è diretto a favorire il ricambio generazionale nelle campagne europee, dove ancora soltanto il 7,5 per cento dei conduttori agricoli ha meno di 35 anni, nonostante sono proprio i giovani a rappresentare la componente più dinamica e innovativa del settore”.
Comprensibile la soddisfazione della Cia. “Questa elezione - ha notato il presidente Giuseppe Politi- rappresenta un importante riconoscimento dell'impegno dell’Italia, e dell'Agia in particolare, nel guidare il processo di rinnovamento dell'agricoltura europea, con la difesa dei redditi, la valorizzazione dell’impresa e uno sviluppo sostenibile che garantisca la sicurezza alimentare e la tutela ambientale”.
Anche Luca Brunelli, presidente dell’Associazione dei giovani imprenditori della Cia, si unisce al plauso di Politi: “L’elezione di Bartolini è il frutto di un percorso iniziato tre anni fa - ha affermato - Si tratta di un risultato doppiamente importante: non solo rappresenta un punto di partenza per affrontare le nuove sfide che ci attendono in Europa, ma ha messo in evidenza l’unità di tutte le organizzazioni giovani italiane che hanno votato compatte”.
Dopo la laurea in Economia e Commercio, nel 2004 Matteo Bartolini ha avviato la sua azienda agricola in chiave innovativa e multifunzionale: alle colture tradizionali ha aggiunto la coltivazione del tartufo, portata avanti con metodi sperimentali all’avanguardia in collaborazione con l’Università di Perugia. In più, all’attività produttiva ha associato servizi di ricezione turistica, ricreativa e didattica.
Un’esperienza esemplare che racconta le notevoli capacità imprenditoriali delle nuove generazioni, più competitive, internazionalizzate e al passo con i tempi rispetto agli “over”. Nonostante “credit crunch” e ostacoli allo start-up infatti, messi in condizione di operare gli agricoltori “junior” pensano e agiscono in grande.
Brunelli riporta che in Italia gli “under 35” sono appena il 5,1 per cento del totale, ma riescono a moltiplicare la superficie agricola aziendale fino a quattro volte rispetto alla media, passando dai 7,9 ai 38,2 ettari. Non solo: hanno il 50 per cento in più di occupati per azienda (2,1 unità medie lavorative) e realizzano un fatturato superiore del 15 per cento rispetto ai colleghi ‘maturi’.
"Ecco perché bisogna sostenere chi decide di investire sul lavoro dei campi - ha concluso Brunelli - L’agricoltura, in Italia e in Europa, non può sopravvivere se le nuove generazioni restano fuori dal mercato”.
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