'Non accoglieremo l'invito del Consiglio di partecipare alla sessione del 24 giugno a Lussemburgo per decidere in quel momento la riforma della Politica agricola, se nelle prossime ore, nei prossimi giorni, non emergeranno risultati concreti dalle trattative in corso''. Così il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento, Paolo De Castro, dopo una nuova tornata di triloghi, gli incontri negoziali tra le tre istituzioni europee: Consiglio, Commissione e Parlamento.
"Non vogliamo aspettare l'ultima notte del Consiglio per raggiungere un accordo - ha proseguito -, questo metodo di lavoro è inaccettabile".
De Castro ha poi avvertito che "non si potrà chiudere nessun accordo sulla Pac può se non si raggiunge un accordo sulla
piena e completa applicazione del trattato di Lisbona".

Sulla stessa linea anche Giovanni La Via, capo delegazione italiana del Ppe al Parlamento europeo e relatore per il finanziamento, gestione e monitoraggio della Politica agricola comune.
"Il Consiglio deve assumere un mandato negoziale vero e non solo una rigida difesa della propria posizione”, ha detto durante la conferenza stampa durante la quale il Parlamento europeo ha espresso la propria posizione sui negoziati in corso.

“Prima del Consiglio informale di Dublino – ha detto La Via - ero moderatamente ottimista sulla possibilità di chiudere in tempi brevi. Ma, data la rigidità delle posizioni del Consiglio, devo constatare l’aumento delle difficoltà nei negoziati e quindi di una loro rapida conclusione entro fine giugno, quando scade il mandato semestrale della presidenza irlandese”.

Secondo La Via, ci sono alcuni temi, come le agenzie di pagamento, il sistema di allerta e le sanzioni legate al greening che “il Parlamento europeo ha messo sul tavolo, indicandole come priorità” ma sui quali il Consiglio “ha posto un veto, considerandoli già chiusi arroccandosi sulle proprie posizioni. A questo punto, non dicano che le responsabilità siano tutte e solo del Parlamento europeo”.

Il capo delegazione Ppe chiarisce che i rappresentanti del Parlamento sono disposti “a lavorare sette giorni su sette, giorno e notte, per raggiungere un accordo entro fine giugno. Ma per far sì che questo accada - ha concluso - occorre che il Consiglio sia disponibile ad un vero negoziato politico e abbandoni tale metodo di lavoro poco collaborativo che allontana di molto l’ipotesi di un accordo in tempi brevi”.