L’esordio è fin troppo eloquente: “Nella situazione attuale non si può permettere che diventino dei centri di potere a sostegno di strategie di egemonia sindacale, ma devono tornare ad essere degli organismi economici bene amministrati al servizio di tutti gli agricoltori”.
Se non bastasse, Andrighetti rincara la dose, in chiave critica. “I Consorzi agrari, pur con le differenze anche notevoli che si registrano da un caso all’altro, nel complesso stanno tradendo il mandato loro conferito e la fiducia tradizionalmente riposta in loro dagli agricoltori – leggiamo -… Di che utilità possono essere per le aziende agricole, dunque, dei Consorzi agrari gestiti male, in modo poco trasparente, e che non hanno la fiducia di tutti i soci, molti dei quali, e non i meno rilevanti sul piano economico, si sentono esclusi dalle scelte adottate?”.
Infine, per chi non avesse capito che oggetto dell’attacco è un sindacato agricolo ben individuabile fra le righe dell’articolo, la distinzione fra Agrinsieme, definito, “il tentativo di dare una voce unica ed un punto di riferimento certo al mondo agricolo, per accrescerne la forza ed il potere contrattuale a tutti i livelli” e quella che è descritta come “l’altra iniziativa, anacronistica e non rispondente alle attese degli agricoltori, di creare una nuova associazione in campo cooperativo, parte di un progetto più ampio che prevede l’assimilazione a diverso titolo anche dei Consorzi di difesa, delle Associazioni allevatori, dei Consorzi di bonifica”.
La corda è tesa al massimo, pare di capire, tanto che la Confagricoltura lancia in campo una via d’uscita: “Si potrebbe anche pensare di abbandonare a se stessi i Consorzi agrari perché espressione di un sistema non più adatto alle esigenze degli agricoltori. Eventuali tentativi di recupero si presentano sempre più difficili, a causa della adesione dei consorzi alla nuova centrale cooperativa, adesione che li pone inevitabilmente in contrasto con il restante mondo cooperativo…”.
Su questo attacco esplicito alla Coldiretti e a Ue.Coop abbiamo sentito il direttore regionale del sindacato, Sergio Bucci.
Direttore, a cosa si deve un attacco esplicito?
“È una presa di posizione su quanto sta avvenendo nei consorzi agrari. Ci pare sia venuta meno l’autonomia”.
Il Consorzio agrario del lombardo veneto, quelli di Padova-Venezia e di Treviso-Belluno sono da tempo guidati dalla Coldiretti e nei consigli di amministrazione ci sono esponenti di Confagricoltura. Perché lamentarsi ora?
“Non è una questione di poltrone. Il Calv è prossimo alle elezioni e credo che gli equilibri in termini di incarichi fra Coldiretti e Confagricoltura non muteranno. Il fatto che la maggioranza sia in quota alla Coldiretti non è una novità”.
Cosa vi turba, a questo punto?
“Sono cambiati i rapporti. Una volta, pur nelle divisioni, c’era sintonia. Una collaborazione e un’intesa che oggigiorno non c’è più. Allora c’erano dei dirigenti che erano in primis degli amministratori e non dei funzionari delle organizzazioni di categoria”.
Il consorzio agrario non è rimasto un ente economico a tutela del mondo agricolo?
“Mi sembra siano meno imparziali. Il fatto stesso che tutti i direttori siano passati in carico a Cai (Consorzi agrari d’Italia, ndr) e dipendano non dal territorio, ma direttamente dalla sede nazionale è un segnale che a noi non è piaciuto”.
Tutto qui?
“Come Confagricoltura non vediamo positivamente l’adesione dei consorzi agrari alla neonata Ue. Coop, la centrale cooperativa di Coldiretti. Non c’è alcun motivo né alcuna utilità in questa adesione, soprattutto in un periodo di profonda crisi in generale”.
Ma i bilanci dei consorzi agrari che operano in Veneto come sono?
“Qui in Veneto parliamo di strutture molto consolidate e molto forti. Ma se guardiamo l’andamento degli ultimi anni, in chiave generale, non possiamo non preoccuparci. Ed è per questo che richiediamo una maggiore oculatezza sul piano organizzativo, dal momento che i consorzi agrari hanno fondi e patrimoni in proprietà”.
Quindi è una preoccupazione di natura economica la vostra?
"Il punto è che vorremmo che fosse prestata la massima attenzione alle esigenze economiche delle strutture societarie, tralasciando le indicazioni che arrivano invece dalle organizzazioni nazionali su come comportarsi. Anche perché è giusto che decida il consiglio, nell’interesse dei soci. In caso di errore, infatti, ne rispondono i soci, non altri”.
La strutture Ue.Coop sta prendendo piede in Veneto?
“I consorzi agrari hanno aderito, su sette consorzi di difesa tre sono costituiti in forma cooperativa e hanno ricevuto la proposta di adesione alla centrale di Coldiretti. I consorzi di bonifica vedono la presenza di rappresentanti della Regione Veneto e in questo caso le operazioni saranno meno eclatanti. Dispiace assistere a queste frizioni. Agrinsieme è una realtà che ha unito Cia, Confagricoltura e l’Alleanza delle cooperative. L’adesione dei consorzi agrari a Ue.Coop ha invece acuito la frattura fra Confcooperative e Coldiretti”.
Quindi, cosa farete?
“Nel Veneto abbiamo cooperative di raccolta dei cereali, centri di raccolta ed essiccazione che sono cooperative o società consortili e che possono soddisfare le esigenze dei nostri iscritti, esattamente come i consorzi agrari. Sono dunque convinto che, se dovesse passare la linea del non-dialogo e non verranno adottate tutte le misure per soddisfare gli agricoltori, allora saranno gli stessi imprenditori agricoli a cercare delle alternative. Ci sono privati che a parità di condizioni fanno prezzi concorrenziali ai consorzi agrari. E anche in agricoltura, l’idealismo non tiene, si bada al reddito”.
È una dichiarazione di guerra quella che Confagricoltura Veneto sta facendo?
“Assolutamente no. Siamo per andare d’accordo, condividere e trovare intese, non per la guerra. Ma in ogni caso ad ogni azione segue una reazione”.
A proposito di Agrinsieme, i contoterzisti di Confai hanno chiesto di aderire al movimento. Lei è favorevole?
“Le porte sono aperte, anche perché non con i contoterzisti già collaboriamo, senza avere problemi. Al momento però in Veneto non abbiamo avuto alcuna richiesta, è una questione nazionale, che verrà valutata in quella sede”.