Che senso avrebbe la ricerca scientifica senza la diffusione e l'applicazione dei suoi risultati?
E che valore avrebbe la conoscenza orfana della condivisione delle informazioni? Sarebbero elementi di minimo valore funzionale.
Benché a tale principio non facciano difetto le eccezioni, è sulla base di questa filosofia che Inea (Istituto nazionale di economia agraria) ha organizzato a Roma, presso la prestigiosa Sala delle Colonne della Luiss, un seminario sulla “Sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera vitivinicola”.

L’incontro, che ha registrato la partecipazione di numerosi relatori, è stato fondamentalmente un’occasione per promuovere le linee guida elaborate da Inea in tema di sostenibilità della filiera e del suo legame con il territorio attraverso un confronto delle esperienze maturate sul campo e degli elaborati scientifici da cui esse derivano o da esse derivati, mirando, come ha dichiarato il presidente di Inea, Tiziano Zigiotto, “a evidenziare le principali iniziative, nate dalla volontà dei singoli imprenditori agricoli, sulla sostenibilità del comparto vitivinicolo nazionale, dove la centralità dei rapporti umani, la difesa delle diversità culturali e delle identità territoriali e un consumo più consapevole, rappresentano elementi fondamentali”.

Il tema della sostenibilità è stato declinato nel corso dei lavori da quattro principali prospettive: in termini di prodotto, attraverso la soddisfazione delle aspettative dei consumatori riguardo a caratteristiche di qualità, genuinità, territorialità e trasparenza delle informazioni, intesa come tracciabilità e innovazione; in termini di ambiente, attuabile attraverso la conservazione del paesaggio naturale e la lotta biologica, l'esclusione in vigna di sostanze chimiche come pesticidi ed erbicidi e il pieno adattamento ai caratteri morfologici del terreno; in termini di territorio, attraverso uno sviluppo dell’attività di custodia non solo vocata all’aspetto idrogeologico, ma anche alle tradizioni locali e ai vitigni autoctoni e, infine, in termini di risorse umane, attraverso la condivisione della governance aziendale e la valorizzazione dell’elemento antropico operativo.

Proprio per la sua natura di confronto tra studi, esperienze, situazioni e problematiche diverse, più che una mera esposizione di buone pratiche da seguire, l’incontro ha offerto una visione alternativa del rapporto tra filiera vitivinicola, territorio e mercati che supera la lineare logica del solo profitto, per inglobarla in un contesto virtuoso condiviso da tutti gli stakeholder.

In tal senso, particolarmente significative e unanimi sono state le risposte dei rappresentanti delle associazioni di categoria che rappresentano il mondo dell’agricoltura, concordi nel promuovere una visione olistica del futuro della filiera e sulla necessità per i produttori di “fare rete”.