Che confusione! Prima il plauso di tutti (o quasi) per la decisione contenuta nel decreto Salute di aumentare dal 12 al 20% il contenuto di frutta nelle bevande (aranciate soprattutto). Poi il parere contrario della commissione Attività produttive della Camera che ha ripristinato la vecchia norma. Con grande soddisfazione del presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, preoccupato per l'aumento dei costi che le industrie avrebbero dovuto sopportare. E con il rammarico invece dei produttori di arance che vedevano svanire la promessa di maggiori spazi di mercato. Un rammarico espresso all'unisono da Cia e Coldiretti. Poi il contrordine. Quanto deciso dal decreto Salute è salvo. Merito (o colpa, dipende dai punti vista) del ricorso alla fiducia che il Governo ha deciso di utilizzare anche per questo decreto. Dunque è salva la norma che prevede più frutta nelle bevande (il 20% anziché il 12%). Saranno così tutelati i consumatori, dice la Cia, ma anche gli agricoltori che vedranno valorizzati e salvaguardati i loro prodotti.

E adesso?

Storia finita? Macché. Dando per scontato l'esito a favore del Governo della consultazione parlamentare (il voto è previsto per il pomeriggio del 18 ottobre, mentre questo numero di Agronotizie viene lanciato sul Web), ci sarà poi da aspettare 9 mesi per l'entrata in vigore della legge. Ma prima di quella data l'Unione europea potrebbe annullare la decisione italiana perché non allineata alle normative comunitarie. C'è da scommettere che le lobby contrarie all'aumento della frutta nelle bevande siano già al lavoro. Le organizzazioni degli agricoltori saranno in grado di contrastarle? La risposta, fra qualche tempo, arriverà da Bruxelles.