La riforma della Politica agricola comune (Pac), così come proposta a ottobre dalla Commissione di Bruxelles, non convince la Corte dei conti europea, istituzione deputata al controllo delle spese a livello comunitario. La troppa complessità è la critica più importante che emerge dal parere pubblicato martedì 17 aprile.
Complessità e maggiori costi
Pur riconoscendo il tentativo di semplificare le attuali regole, chi controlla i conti dell’Unione europea ritiene che il quadro normativo della Politica agricola rimanga troppo complesso. L’insufficiente semplificazione è rilevata sia nel cosiddetto primo pilastro, quello degli aiuti diretti agli agricoltori (ancora troppo complicate le procedure per ottenerli) sia nel secondo, i Programmi di sviluppo rurale (il cui budget, ricorda la Corte, è gestito da sei livelli di norme).
''La complessità di questa politica – conclude l’organismo – fa sì che resti difficile da amministrare per organismi pagatori e beneficiari”. E questo, con un incremento dei costi di gestione, stimato dagli esperti contabili in un +15% rispetto all’attuale sistema di pagamento dei produttori, a carico degli Stati membri.
Orientamento generale
Lo spirito della riforma dovrebbe essere improntato agli obiettivi della stessa, ovvero aumento della produttività agricola (e contemporaneo minor peso sull’ambiente) e incremento del reddito individuale dei produttori. Invece, la Corte indica che la proposta della Commissione europea sembra essere più concentrata sul controllo e sulla conformità normativa della spesa, piuttosto che sui suoi risultati. Un orientamento, quindi, troppo tecnico e burocratico, a scapito della valutazione della performance.
Obiettivi-risultati-indicatori
La riforma, inoltre, sembra non indicare a sufficienza dati e cifre riguardanti gli obiettivi strategici, i risultati da perseguire e gli indicatori per misurarli. Questo, sia per quanto riguarda i pagamenti diretti agli agricoltori, ma anche, ad esempio, per la politica del rinverdimento (il cosiddetto “greening”), ovvero il sostegno alle pratiche ecologiche, deputate a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.
Definizione di agricoltore attivo
Infine, ci sono i timori che riguardano i beneficiari delle sovvenzioni europee. Per come la figura di “agricoltore attivo” è definita nel testo presentato dalla Commissione, i controllori contabili vedono il rischio che i contributi possano andare anche a chi non esercita di fatto alcuna attività agricola. Proprio su questa definizione, si dibatterà nel Consiglio Agricoltura che si svolgerà la prossima settimana a Bruxelles, e ci si aspettano progressi positivi sulla demarcazione del beneficiario standard.
La Corte è preoccupata, inoltre, che venga meno, nei prossimi anni, la garanzia sugli aiuti ai nuovi agricoltori, in particolare i giovani, che scatteranno nel 2014.
Reazioni
Molti, a partire dalle maggiori rappresentanze agricole (Cia, Confagricoltura, Fedagri-Confcooperative) hanno visto rispecchiate nel parere della Corte le proprie istanze, presentate fin dal lancio della proposta per la nuova Pac, lo scorso ottobre.
Per il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri), Paolo De Castro, queste considerazioni daranno forza e fiducia all’Euroassemblea per presentare, a giugno, le proposte di modifica al testo della Commissione. ''Leggendo gran parte dei contenuti del parere, sembrava quasi di assistere a una delle tante sedute della Comagri sulla riforma della Pac”, ha commentato De Castro, che nel documento della magistratura contabile ha rivisto le stesse critiche del Parlamento circa il rischio di complessità e l’insufficiente ambizione della riforma.
Per quanto riguarda invece la Commissione, diretta interessata delle critiche visto che da essa è emanata la proposta di riforma, l’istituzione ha mantenuto una duplice posizione: da una parte, ha difeso il proprio impianto, ribadendo le motivazioni sottostanti alle scelte compiute, dall’altra si è mostrata aperta a suggerimenti e modifiche. “La semplificazione è una delle priorità delle riforme, ma non è l’unica – così l’esecutivo comunitario ha risposto all’appunto più significativo – le misure proposte sono le più semplici possibili, ma gli strumenti devono comunque restare efficaci, in modo da ottenere i risultati politici prefissati”. Su vari aspetti concreti, però, la Commissione si rivela molto flessibile: uno su tutti, la definizione di agricoltore attivo, su cui si è detta “aperta a ogni enunciazione migliorativa”.