Federico Bricolo (Presidente dei senatori leghisti), Giancarlo Giorgetti (presidente Commissione bilancio della Camera), Franco Manzato (assessore all'Agricoltura del Veneto). Inoltre, Paolo Scarpa Bonazza Buora (presidente commissione Agricoltura al Senato), Antonio Buonfiglio (sottosegretario alle Politiche Agricole), Enzo Ghigo (già Governatore del Piemonte). Sono questi alcuni dei nomi che nei giorni scorsi figuravano nell'elenco dei candidati alla poltrona di ministro dell'Agricoltura, libera dopo l'elezione di Zaia alla presidenza del Veneto. E poi l’ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, fra i primi ad essere indicato come naturale successore di Zaia e che dopo le iniziali ritrosie ad occuparsi di agricoltura è tornato a figurare nella rosa dei candidati. Anzi, il più probabile dei candidati. Ma al momento non è poi così importante sapere chi siederà al vertice del dicastero che nel 1851 fu guidato da Camillo Benso, conte di Cavour che coraggiosamente abolì il dazio sul grano e promosse grandi opere di bonifica. Il nuovo inquilino di via XX settembre si troverà in eredità un ministero che ha fatto della forte presenza nella comunicazione un carattere distintivo, forse non facile da replicare. Ma che ha contribuito a restituire almeno in parte importanza e dignità all’agricoltura. Nessuno ha dimenticato che nel 1993 oltre il 70% degli italiani votò a favore della soppressione del ministero dell’Agricoltura, poi riesumato in altre formule. Fu un segno della marginalità nella quale era precipitato il mondo agricolo e della scarsa considerazione della quale godeva nell’opinione pubblica. Oggi, ne siamo convinti, quello stesso referendum avrebbe esiti opposti. Un merito che Zaia deve condividere con alcuni che lo hanno preceduto, ma su questa strada occorre continuare. Nessun dubbio che anche il prossimo ministro si impegnerà per mettere l’agricoltura al centro dell’agenda politica. Se non altro non dovrà sprecare energie su problemi che hanno assillato per anni i suoi predecessori. Uno per tutti, il problema delle quote latte, ormai risolto anche nelle aule dei tribunali dopo la condanna degli ultimi “furbi”. Vicenda che Zaia ha portato alla conclusione seppure con l’accusa di qualche favore di troppo a vantaggio degli splafonatori. Il nuovo ministro potrà anche apprezzare il lavoro fatto nella promozione del made in Italy, con la lotta alle frodi e la volontà di indicare l’origine in etichetta.
Export e nuova Pac
Il nuovo ministro dovrà però rimboccarsi le maniche per affrontare altri e complicati problemi. Sul fronte comunitario bisogna muoversi per tempo avendo idee chiare su come affrontare la nuova Pac (politica agricola comunitaria) del 2013 che ridurrà, è già una certezza, l’entità degli aiuti. Sono cambiati gli interlocutori (Ciolos è il nuovo Commissario all’Agricoltura, succeduto a Fischer Boel) e sono da ristabilire alleanze e accordi con gli altri Paesi della Ue che hanno esigenze analoghe alla nostre. Sul piano internazionale si dovranno prendere per mano produttori e mondo associativo per guidarli nella difficile strada dei mercati esteri. Solo l’export potrà infatti offrire quei margini di crescita indispensabili per ridare fiato ai mercati dei formaggi, dei salumi e del vino, per citare alcuni dei nostri prodotti in difficoltà.
Mercati da riorganizzare
Non mancano i problemi sul piano interno. Occorre mettere mano all’organizzazione dei mercati e risolvere nelle filiere agricole gli squilibri della catena del valore, spostata a favore di industrie e distribuzione. Non si può risolvere tutto con le vendite dirette a chilometro zero o con improbabili accordi con la distribuzione organizzata. Occorre altro. Il supermarket degli agricoltori è una delle possibili risposte. Ma va perseguita e non ostacolata.
Ogm e divisioni
Dopo il no agli Ogm (è di questi giorni la firma del decreto anti-ogm), molti si interrogano su quali saranno le posizioni che il nuovo ministro vorrà prendere su questa delicata vicenda, destinata a ripercuotersi anche sugli equilibri fra ministero e organizzazioni professionali. Sino ad oggi c’è stata molta sintonia fra Coldiretti e le politiche attuate dal ministero dell’Agricoltura, anche nei confronti degli Ogm. Al contrario Confagricoltura e in alcuni casi anche Cia, si sono trovati su posizioni distanti. Un motivo in più per alimentare le divisioni che da sempre affliggono il nostro mondo agricolo. Che invece avrebbe bisogno di essere unito per affrontare le difficili sfide che si hanno di fronte. Ricompattare l’agricoltura sarà un altro banco di prova sul quale il nuovo ministro dovrà misurarsi. E non sarà facile. Auguri, di cuore, chiunque sia.