'Grazie alle esportazioni di olio d'oliva confezionato, l'industria olearia ha dato da mangiare agli italiani', lo sostiene l'Assitol sottolineando che nel 2008 è stato necessario comprare all'estero la materia prima che manca in Italia.
L'Assitol precisa, a questo proposito, che l'import, pari a 509 mila tonnellate nel 2008, colma esattamente il divario tra la nostra produzione olivicola ed il fabbisogno dei consumatori.
L'associazione degli industriali del settore fa anche notare che l'agricoltura italiana riesce a coprire il nostro fabbisogno nazionale, valutato all'incirca un milione di tonnellate, per una quota inferiore alla metà.
L'Assitol, sulla base dei dati relativi all’export, informa che lo scorso anno, le esportazioni complessive sono cresciute del 2,1%, passando da 324.570 a 331.519 tonnellate, per un valore pari a 1.226.034.341 euro. per quantità, l'import è stato di gran lunga superiore all'export, ma in euro le nostre esportazioni hanno quasi eguagliato le importazioni (pari, lo scorso anno, a 1.271.506.957 €) per effetto del valore aggiunto delle nostre marche.
Un risultato che, oltre a confermare la leadership delle nostre aziende a livello mondiale, asserisce l'Assitol, rivela soprattutto come queste, in virtù del buon lavoro svolto sui mercati esteri, abbiano reperito le risorse necessarie a rifornire anche il mercato interno.
In altre parole, sottolinea l’associazione, l'olio d'oliva acquistato dalle massaie italiane è 'finanziato' da quello venduto all'estero. E il merito è dei nostri imprenditori, che da tempo hanno imparato a muoversi in ambito internazionale, e non soltanto per quanto riguarda la vendita dell'olio confezionato.
Sul primato commerciale italiano, infatti, pesa moltissimo la capacità delle aziende nel selezionare con cura la materia prima, che deve garantire al consumatore prodotti di qualità costante ed apprezzata.