Il ministro Zaia e il segretario di Stato per il commercio e lo sviluppo economico Rita Lau, lo hanno firmato il 14 maggio: un accordo che consentirà di portare il Made in Italy di qualità e il nostro know-how in tema di sicurezza alimentare sul più grande mercato al mondo, quello del sud est asiatico.
Il 14 maggio presso il Mipaaf, il ministro Zaia e il segretario di Stato per il commercio e lo sviluppo economico Rita Lau, hanno firmato uno accordo tra l'Italia ed Hong Kong in materia di cooperazione vitivinicola. Uno dei prodotti principe del nostro agroalimentare sarà così ulteriormente valorizzato in oriente. L'accordo ha cinque obbiettivi principali: agevolare ogni collaborazione possibile tra le due parti per iniziative fieristiche; agevolare investimenti di gruppi industriali delle due parti; facilitare il raccordo tra il vino ed i comparti turistici; incentivare ogni iniziativa per stroncare le attività di frodi e contraffazioni; migliorare il sistema di controllo dell'origine del prodotto vitivinicolo.
Già nel febbraio 2008 Hong Kong aveva fatto un passo fondamentale abolendo la tassa sul vino (che in passato era all'80%) con l'obbiettivo di proporsi come centro regionale per il commercio e la distribuzione di vini di qualità, naturale quindi che gli stake holders dell'ex colonia britannica si siano rivolti all'Italia per assicurarsi che i prodotti nostrani siano presenti sul loro mercato.
Questo importante centro commerciale e turistico sta, inoltre, favorendo l'organizzazione di vendite all'asta condotte da case internazionali specializzate, al punto che nel 2009 si prevede possa superare Londra come centro mondiale del settore.
Ricordiamo che ad Hong Kong non esiste alcuna produzione locale, quindi tutti i vini consumati devono essere importati senza contare che il consumo locale di vino è in costante e robusta crescita sin dal 2003, con un incremento del 159% nel 2007 e del 90% nel 2008. Allo stesso modo, nel 2007 le ri-esportazioni di vini hanno registrato una crescita del 160% e nel 2008 di un ulteriore 20%.
In un intervista al quotidiano Libero il ministro Luca Zaia ha sottolineato che questo accordo 'è l'approdo al mercato più vasto e promettente del pianeta, perché Hong Kong è la piattaforma logistica di accesso alla Cina continentale'. Il mercato cinese, con i suoi più di un miliardo e trecentomila potenziali acquirenti e la sua crescita esponenziale, fa gola a molti. Ma non è solo una questione di cifre, l'export di prodotti made in Italy, ricorda il ministro Zaia, si accompagna ad un export di conoscenze, di tradizioni, di identità e di know-how; soprattutto in materia di sicurezza alimentare. Infatti uno dei punti cardine dell'accordo è che i due firmatari si impegnano a facilitare la cooperazione doganale contro le falsificazioni per prevenire, controllare e perseguire qualunque attività illecita legata al vino. Ma le speranze vanno anche oltre e coinvolgono tutti i prodotti agroalimentari, il Ministro sottolinea infatti che 'ci aspettiamo di avere da questo accordo ripercussioni positive nella lotta alle contraffazioni e alle frodi alimentari'.
Nell'ex colonia britannica i prodotti italiani sono da sempre sintomo di qualità e sicurezza, prova ne è che il made in Italy non è rappresentato solo dal vino ma anche da un'ampia gamma di prodotti di eccellenza del nostro agroalimentare: dall'olio di oliva ai prosciutti, dai formaggi ai pomodori in scatola. Ne consegue che un aumento della presenza dei nostri prodotti nell'ex-colonia, congiunta ad un rafforzamento nel settore della sicurezza alimentare possano essere le strade giuste da intraprendere per valorizzare ancora di più ed in maniera più puntuale i prodotti dell'agroalimentare italiano.