La crisi finanziaria rende più difficile l’accesso al credito e molti produttori agricoli, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, sono costretti a ridurre le semine di grano e degli altri cereali, per effetto degli aumenti dei costi produttivi. E’ l’allarme di Coldiretti sulla base delle previsioni Fao, in occasione della Giornata del Ringraziamento, appuntamento annuale dell'Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale italiana (Cei), col quale Coldiretti collabora. Il prezzo mondiale del grano è crollato del 60% in 6 mesi sul mercato internazionale con perdite di oltre 120 miliardi di euro per i contadini che rischiano di essere costretti ad abbandonare una coltivazione dalla quale dipende la sopravvivenza di miliardi di persone, con un raccolto di quasi 680 milioni di tonnellate l’anno nel 2008. Un quantitativo record, in aumento del 10% rispetto allo scorso anno, che potrebbe calare drasticamente per effetto del crollo delle prossime semine dovuto alle previsioni di bassi prezzi per i raccolti che non coprono l'aumento dei costi di produzione (energia, sementi, fertilizzanti) che molti produttori non riescono ad anticipare per la stretta creditizia dovuta alla crisi.
Al Chicago Board of Trade, punto di riferimento per il commercio mondiale delle materie prime, dalla fine del mese di marzo, quando le quotazioni avevano raggiunto i 12,5 dollari per bushel, il prezzo del grano - precisa la Coldiretti - ha iniziato a crollare per raggiungere il valore minino di 5,2 dollari per bushel a novembre, con un calo del 60 per cento in sei mesi. Al contrario, a livello internazionale, sono quasi raddoppiati i costi dei concimi necessari per fertilizzare i terreni. La situazione è drammatica anche in Italia con il grano duro sotto i 22 euro per quintale, valori al di sotto di quelli di 20 anni fa che non consentono di coprire i costi di produzione in ascesa (+ 63% per i concimi).